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Roma
Vendita Lazio Ambiente, Robilotta denuncia: "La delibera è illegittima"

di Donato Robilotta *

A mio modesto parere la delibera di indirizzo della giunta regionale per la dismissione della partecipazione della Regione in Lazio Ambiente s.p.a, proprietaria dell’impianto di termovalorizzazione a Colleferro, di cui ho già scritto su Affari Italiani del 4 Aprile, ha seri problemi di legittimità.
La delibera in questione infatti modifica un intendimento stabilito con legge regionale, la 15 del 2011, ma un atto amministrativo non può modificare una legge. Non solo ma con questa delibera la giunta espropria il Consiglio di un proprio potere.
La delibera nelle premesse fa riferimento alla normativa nazionale, articolo 1, commi 611 e 612, della legge 23 dicembre 2015 n. 90, per giustificarne il contenuto.
Ma la norma nazionale, che ha come obiettivo la riduzione della spesa pubblica attraverso la razionalizzazione dei costi delle società partecipate, nel suo contenuto è chiara. Infatti il comma 611 dice che le “Regioni devono avviare un processo di razionalizzazione delle società e delle partecipazione societarie in modo da conseguire la riduzioni delle stesse”.
Lo statuto della Regione Lazio, artt. 23-54-55-56, come è ovvio che sia, prevede in capo al Consiglio la potestà di istituire con legge agenzie regionali, enti pubblici dipendenti e società regionali.
Il comma 612 prevede in capo ai Presidenti delle Regioni “la definizione e l’approvazione del piano operativo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute”.
La delibera di indirizzo fa anche riferimento al piano di razionalizzazione delle partecipazioni societarie, di cui al decreto del Presidente della Regione n. T00060 del 21.4.2015, a giustificare il contenuto dell’atto di indirizzo.
Basta leggere il decreto per vedere che rispetto al riordino di gran parte delle società regionali sono riportati tutti i riferimenti normativi che lo hanno determinato, come il riordino societario della galassia di Sviluppo Lazio, o l’accorpamento di Lazio service e Lait, o il riordino nell’ambito dei trasporti, non ancora attuato perché la proposta di legge che lo prevedeva non è stata approvata, tranne che per il riordino delle partecipazioni operanti nel settore ambientale come Lazio ambiente spa.
Dunque l’obiettivo di “avviare un processo di aggregazione con altro operatore del settore e la successiva cessione delle quote ai comuni del territorio di riferimento” non può essere previsto da un decreto presidenziale né attuato con una delibera della giunta Regionale ma deve essere deciso dal Consiglio regionale.
Credo di essere stato uno dei pochi a dichiarare la sua contrarietà alla legge regionale, votata da una larga maggioranza del Consiglio regionale, che fece costituire alla giunta Polverini la società regionale Lazio ambiente con l’obiettivo di acquisire la proprietà del termovalorizzatore di Colleferro, perché sono contrario alla gestione diretta della Regione dei servizi pubblici locali.
Per questo sono d’accordo che la Regione dismetta la sua partecipazione in Lazio ambiente e che esca dalla gestione diretta dei rifiuti, purchè lo faccia con una gara pubblica europea, nel rispetto del mercato e della libera concorrenza, evitando pasticci che in passato hanno portato alla crisi del consorzio gaia.
Questa decisione compete però al Consiglio che ha il dovere di assumersi le sue responsabilità, così come quella di riscrivere il piano regionale dei rifiuti scaduto e datato, senza pensare che siano altri organi a togliergli le castagne dal fuoco.
Consiglio al Presidente della Regione di portare in aula la delibera di indirizzo affinchè sia il consiglio a determinare la scelta e a deciderne le modalità, evitando così anche possibili impugnative.

*già Consigliere Regionale del Lazio

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