Roma
Venerdì 13 2020, anno orribile. Andrea Purgatori: “Non è andato tutto bene”
Scrittore, sceneggiatore e condutture su La7, Andrea Purgatori fuori dai denti sul Coronavirus. E sui virologi...
di Valentina Renzopaoli
Il 2020 anno horribilis: bisesto e funesto. La pandemia da Coronavirus ha superato la fantasia, che si creda o no al detto popolare. Una rivoluzione, una tappa della storia che spacca l'èra contemporanea in un “prima” e un “dopo”. Il 2020 rimarrà nella memoria delle future generazioni, anche grazie a chi l'ha raccontato, documentato, analizzato e interpretato. Affaritaliani.it, nell'ultimo scorcio dell'anno, ha deciso di realizzate un ciclo di interviste ai protagonisti della narrazione e dello storytelling della pandemia.
Il primo appuntamento è con Andrea Purgatori, giornalista di lungo corso, scrittore, sceneggiatore, conduttore di Atlantide su La7 e grande narratore. Uno di quei “vecchi giornalisti” che hanno voluto e saputo ficcare il naso dentro i casi più inquietanti della cronaca e della politica del nostro Paese; un intellettuale che ha saputo comunicare i misteri più intrigati della nostra storia attraverso un linguaggio adatto al grande pubblico.
Andrea Purgatori, che cosa ci lascia il 2020, arrivato finalmente agli sgoccioli?
“Una grande forza per chi è riuscito a mantenere un equilibro intimo e personale. Stiamo attraversando momenti che mai avremmo immaginato, prove che stiamo cercando di superare: chi ce la farà, ne uscirà più solido. Ma dobbiamo considerare che già vivevamo in un periodo molto complesso, le fragilità erano già messe a dura prova: oggi, sono le persone più fragili che fanno maggiore fatica a trovare un senso alle proprie giornate e, a volte, a garantirsi la stessa sopravvivenza, perché quello che è successo ha allargato la forbice tra i primi e gli ultimi”.
Quali aggettivi useresti per descrivere l'anno che sta finendo?
“Orribile, preoccupante, creativo”.
Sull'aggettivo “creativo” ci torniamo dopo... Per mesi, durante la prima ondata, abbiamo ostentato ottimismo, facendo diventare celebre lo slogan “andrà tutto bene”. Non è andato proprio tutto bene. Perché?
“Non è andato tutto bene perché non c'è stata la consapevolezza e la sincerità di chi aveva gli strumenti per spiegarci qual era il problema, di dirci fino in fondo come stavano le cose. Pensiamo al tema del vaccino: inizio ci è stato fatto immaginare che sarebbe arrivato prima dell'estate, poi in autunno, poi qualcuno ha detto che lo avremmo avuto per dicembre, infine si è scavallato all'inizio del nuovo anno. In realtà, il vaccino non è l'arma fine di mondo per combattere la pandemia, ci stiamo aggrappando a qualcosa di molto labile, perché gli stessi scienziati non conoscono l'efficacia nel tempo dei vaccini a cui stanno lavorando. Una responsabilità enorme, secondo me, l'hanno avuta anche alcuni scienziati che, durante l'estate, si sono lasciati andare a considerazioni sul fatto che la pandemia era finita o stava per finire. Si sarebbe dovuta usare una cautela maggiore, pensando al fatto che la gente non aspettava altro che qualcuno che sdoganasse la gravità della pandemia. Questa è una enorme responsabilità di cui alcuni scienziati dovrebbero vergognarsi”.
Lo scorso 14 aprile, hai intitolato una puntata di Atlantide “Gli effetti collaterali dell'emergenza”. Anziani, poveri, disabili, detenuti, migranti: chi ha sofferto e chi sta soffrendo di più? Chi, invece, sta traendo profitto da questa situazione?
“Al di là delle statistiche con i numeri precisi, possiamo affermare che, a livello globale, una piccolissima fetta della popolazione del pianeta che già deteneva la gran parte della ricchezza ha moltiplicato le sue risorse, mentre la gran parte di chi già viveva una situazione difficile si è trovata, in alcuni casi, sull'orlo o dentro al precipizio. Facciamo finta di non vedere, ma dobbiamo essere consapevoli del fatto che abbiamo allungato la distanza che ci separa da chi già prima conduceva una difficile lotta per sopravvivere”.
Atlantide racconta da sempre le “pagine di apertura” della storia: vicende che, spesso, segnano il futuro delle successive generazioni: cosa c'è di diverso in questa pandemia, rispetto agli altri grandi eventi che hai raccontato nel corso della tua carriera?
“Di diverso, se guardiano indietro alle grandi vicende della Storia, c'è poco, dal punto di vista degli effetti che una pandemia può avere. Il problema vero è come l'abbiamo affrontata: ovvero, pensando che lo sviluppo della scienza, le “magie” della tecnologia sarebbero riusciti a risolvere questo problema che invece è un problema “primitivo”; il passaggio di un virus dall'animale all'uomo, se ci pensiamo, è una delle cose più primitive che possa accadere nel corso della storia. Prendiamo l'esempio degli Stati Uniti che hanno avuto per decenni l'ossessione tecnologica, convinti di poter difendere il proprio territorio con radiar, tracciamento, etc. Poi, l'11 settembre hanno scoperto che bastava un pugno di terroristi per trovarsi sotto attacco e feriti. Quella era una grande lezione di cui tutti avremmo dovuto tenere conto. Non esiste lo “scudo totale” contro calamità o guerre; esiste o dovrebbe esistere la capacità di prevedere situazioni drammatiche come questa. Il nostro Paese, e non soltanto, si è trovato totalmente impreparato ad affrontare qla pandemia e si è reso conto, in ritardo, di aver massacrato la sanità sul nostro territorio”.
Che cosa pensi di chi nega quello che sta accadendo?
“Per fortuna stiamo parlando di una minoranza assolutamente marginale, ma il problema è culturale. Pensiamo, ad esempio, al movimento del no vax. L'idea di voler negare i progressi della scienza significa tornare dentro la caverna, e dentro la caverna si fanno i conti con gli animali e i filmini. Per fortuna, sono pochi quelli che negano la realtà che ci ha investiti, ma continuano nella loro folle battaglia per convincere il mondo a non tenere conto della scienza. Sono, poi, gli stessi che magari negano che siamo stati sulla luna, che parlano di scie chimiche o dei coccodrilli nelle fogne. Sono dei casi psichiatrici e come tali andrebbero studiati e curati”.
C'è stato un momento in cui hai avuto paura?
“Il timore è per le persone care, prima che per se stessi. Quello che cerco di fare è di essere estremamente rigoroso nel rispettare i protocolli elementari. Di sicuro, mentre nel corso della prima ondata conoscevo 4 o 5 persone contagiate, oggi nel conosco 2000. Diciamo che abbiamo buttato via quattro mesi estivi in modo dissennato”.
Oltre che giornalista, sei un brillante sceneggiatore: come influirà, secondo te, questa fase storica sulle creazioni intellettuali: libri, cinema, musica. Il mondo della cultura, che purtroppo si è in gran parte fermato dal punto di vista produttivo, sta metabolizzando quando accaduto?
“Nel corso di un'intervista realizzata ad Alessandro Baricco durante la prima ondata, mi ha raccontato che molti dei suoi amici scrittori che durante il lockdown avevano più tempo a disposizione, paradossalmente non riuscivano a scrivere, che non hanno né le idee ne la voglia. E' uno stato d'animo che ho condiviso: siamo sempre stati abituati a rincorrere noi stessi e una volta che ci siamo trovati a disposizione tanto tempo per noi, ci siamo trovati privi degli strumenti per raccontare. Io penso che ancora non siamo in grado di capire come quello che sta succedendo modificherà la narrazione della nostre vite che non saranno più le stesse; come la narrazione si modificherà e cosa comporterà sul piano letterario, poetico, cinematografico e teatrale, è un punto interrogativo. Eppure, credo che questo periodo che ci ha costretto a fare riflessioni, ci farà scoprire nuovi modi di vivere”.
Il 2020 è stato anche l'anno della campagna elettorale americana: Donald Trump per un pelo, non è stato riconfermato alla guida degli Stati Uniti D'America. La metà dell'America ritiene, quindi, che sia stato un buon Presidente. Cosa ne pensi?
“Io penso che si siano scontrate due visioni dell'America: da una parte, una visione “tradizionale” che fa capo a Biden e alla sua Vicepresidente, Kamala Harris, che non è rimasta affatto nell'ombra e che ha avuto un ruolo consistente nella vittoria; dall' altra parte, una visione sovranista, egoista, che è capace di raccattare tutto, anche il razzismo, l'isolazionismo, il suprematismo bianco. Dentro alla campagna elettorale è finito persino il Movimento Qanon, una setta secondo la quale nel mondo esiste una cospirazione di potenti pedofili che si nutrono del sangue dei bambini che vogliono prendere il potere, e il loro nemico è Donald Trump; una sua ferma sostenitrice, Marjorie Taylor Green, candidata per i repubblicani in Georgia, ha vinto un seggio alla camera dei rappresentanti ed è diventata una rappresentante al congresso degli Stati Uniti. Se pensiamo a questo, capiamo cosa sta succedendo. Il Fronte di Donald Trump ha messo insieme un magma formato dalla “pancia dell'America”, riuniti dallo slogan “Prima l'America”. Il fatto che anche lo stesso Presidente abbia negato che il Covid esista, ci dice cos'è l'America che Trump immagina e che. Invece, speriamo torni ad essere quella democrazia che la resa grande”.