Roma

Venezuela, perseguitato da regime svela: “Via Maduro, ecco il piano di Guaidò”

Perseguitato dal regime Maduro, venezuelano, ma da anni in Italia, il dissidente Sotillo svela: "Giorni decisivi per il Venezuela"

di Massimiliano Martinelli

Venezuela pronto alla svolta, il presidente ad interim Juan Guaidò studia la mossa a sorpresa per rovesciare il regime di Mauro. Dietro la dichiarazione dello stato di emergenza, forse, la fine della crisi umanitaria e politica infinita. Il venezuelano Alberto Sotillo, professore dissidente in esilio a Roma, profetizza la caduta del Governo: “Presto un intervento umanitario con aiuto dei militari, giorni decisivi per la caduta di Maduro”.

 

Architetto e teologo, professore universitario, ma anche dirigente del comitato Diritti Umani del movimento Vente Venezuela, partito guidato dal leader dell'opposizione anti-Maduro Maria Corina Machado. Sotillo è da due anni lontano dalla propria casa, non per scelta ma bensì perché scomodo al Governo di Nicolàs Maduro. La volontà di far emergere un intreccio oscuro fatto di droga, potenze straniere e terrorismo porta il regime a perseguitarlo: o la fuga o la prigione. Lo stesso regime che oggi combatte, a distanza, “armato” solo della propria voce e di un instancabile cellulare, grazie al quale riesce a mantenere i contatti all'interno del Paese. Sessantotto anni, da una 30ina di anni continuamente avanti e indietro dall'Italia, Sotillo  spiega ad Affaritaliani anni di crisi politica ed umanitaria del Venezuela con chiarezza e precisione, appassionatamente, lo sguardo fisso dietro gli occhiali e un'espressione ferma e rassicurante sul viso.

Partiamo dalle origini, come è arrivato a dover scappare dal suo Paese?

“Inizia tutto nel 2009, quando dall'Italia torno in Venezuela. In quegli anni inizio a collaborare con un programma di ristrutturazione delle galere, che mi porta a scoprire come le prigioni fossero usate come magazzini della droga, che portvano dalla Colombia usando mezzi del Governo venezuelano. Avendo denunciato tutto ciò, sono diventato scomodo. Ma non solo, parallelamente avevamo portato avanti un'indagine sul terrorismo islamico. Lì sono emersi interessanti legami tra Tareck El Assami, vicepresidente del Venezuela (di origine siriana), e l'Hezbollah, con diverse cellule terroristiche che farebbero capo proprio a Tareck. Continuando, scopriamo un giro di passaporti venezuelani 'in bianco' portati fuori dal Paese dal braccio destro di El Assami. Dall'ambasciata di Giordania veniva sostanzialmente regalata la cittadinanza venezuelana a gente che non sapeva parlare una parola. Questo è diversi motivi per cui poi sono costretto a uscire dal Venezuela”.

Quindi il ritorno in Italia

“Si, nel 2016, costretto e mio malgrado sono tornato. Da allora svolgo attività nel campo dei diritti umani, lavoro di denunce e difesa. Motivo per cui ho partecipato alla Commissione dei Diritti Umani del Parlamento Europeo. Da lì e dall'Italia porto avanti la mia battaglia, denunciando anche davanti alla Corte Internazionale dei Diritti dell'Uomo quello che sta accadendo in Venezuela”.

Balzo in avanti, torniamo ad oggi. Il Venezuela è un paese sull'orlo della guerra civile? È possibile per questo Paese un finale senza violenza e militari?

“In Venezuela si sta già facendo del male, forse di più rispetto ad un vero e proprio intervento militare. Un colpo tattico e strategico prova infatti di solito a ridurre al minimo il costo delle vite umane, che invece 'bruciano' minuto dopo minuto grazie al blackout, che al momento dura da circa 100 ore ed è già valso dai 35 ai 40 morti. Siamo molto lontani da una guerra civile, non perché non ci sono mezzi o possibilità, ma perché non ci sono due fazioni armate: solo una. Questo è il motivo per cui serve un aiuto esterno”.

Professore, ma perché la protesta non parte dal basso? Perché la gente non si mobilita?

“Maduro controlla tutto. I venezuelani non si armano, non possono farlo, perché sono sotto controllo di altri. Nonostante quello che si dice non c'è ingerenza degli Stati Uniti, che si tengono al margine, ma c'è l'ingerenza di Cuba. Cuba che ha 38mila militari in Venezuela, ma che è anche presente a livello di intelligence. Poi c'è il terrorismo di Hezbollah e l'intelligence dell'Iran, a suo modo, anch'essi al servizio del Governo Maduro. Per finire troviamo i guerriglieri colombiani, la FARN e la ELN, che si sono stabilita nel sud del Venezuela, dove ci sono oro, diamanti, ferro. Questa è la vera ingerenza. Tutti questi elementi collaborano a blindare gli armamenti, che sono custoditi da cubani e non da venezuelani. Al controllo ci sono ex carcerati, vestiti con la divisa dell'esercito, infiltrati con addestramento para-militari. L'infiltrazione dei cubani è principalmente nelle caserme. ”

Quindi l'unica strada è un intervento militare?

“È tutto pronto. Ora abbiamo dalla nostra parte 700 disertori, militari e ufficiali importanti. Grazie a Dio Brasile e Colombia ci stanno aiutando molto. Abbiamo un presidente ad interim che sta lavorando bene, all'interno e all'esterno, appoggiato dagli Usa, Guaidò è attualmente estremamente scomodo. Per fermare Guaidò hanno pianificato qualcosa che blocchi il paese, le comunicazioni, ed interrompa il lavoro delle opposizioni. Ed ecco il blackout”.

Però Maduro sostiene che dietro ci siano gli Usa

“Maduro parla di attacchi cibernetici, ma si è subito capito che c'era qualcosa sotto. Ha creato un caos totale, che impedisce di fare qualsiasi altra cosa. Hanno dato vita ad un'emergenza che tiene occupati tutti”.

E l'opposizione come risponde?

“Te lo dico prima cosa accada: Guaidò chiederà all'Assemblea Nazionale l'applicazione dell'art. 187 n. 11. Che dice: 'È autorizzato l'uso di missioni militari venezuelane all'estero o straniere del paese'. Guaidò di fatto aprirebbe le porte a forze internazionali e mulinazionali”.

Nelle condizioni attuali il Venezuela non sembra in grado di ospitare elezioni democratiche. Dopo quanto tempo, e quanto lavoro, si potrà finalmente tornare ad un voto libero?

“Direi dopo 6-8 mesi. Maduro cade, e dopo 6-8 mesi da allora probabilmente ci potranno essere nuove elezioni democratiche e libere. Per ripristinare la 'normalità' molto di più”.

Da venezuelano e da italiano “adottivo”, si sente un po' deluso dalla mancata presa di posizione sul tema del Governo Lega-M5S?

“Deluso no, ma perché capisco. Capisco il problema del Governo...c'è una parte che non è d'accordo, è evidente. E, in parte, so pure perché. Tramite l'ambasciatore venezuelano in Italia, il Venezuela avrebbe infatti contribuito alla campagna elettorale dell'M5S. Movimento 5 stelle in Italia, 'Podemos' in Spagna. Ma non è solo quello, sappiamo che ideologicamente c'è un'accettazione del socialismo e del comunismo. Quindi non mi stupisco, l'ho immaginato. Ma arriverà il giorno in cui dovranno prendere posizione ed accettare il Governo legittimo del Venezuela, né comunista né socialista”.

E' da quasi 30 anni in Italia, ma se domani cadesse Maduro?

“Se domani cade, dopodomani sono in Venezuela. Voglio fare parte di coloro che aiuteranno, come ancora non lo so, ma ci sarò. Ci sarà da fare pulizia...”

Cosa intende?

Tutto quello che è venezuelano, ma non è venezuelano. Quegli infiltrati di cui abbiamo parlato. In tal senso i prossimi giorni sono decisivi per la caduta di Maduro”.

E come vede lei la fine di questo regime? Di solito non terminano bene...

“Io vedo la fine di Maduro pacifica, tranquilla e tragica. Tragica nel senso che finirà davanti all'Aia, perché dovrà rispondere di crimini contro l'umanità. Lo aspetta una giusta pena per quello che ha fatto ai danni del Venezuela”.