Roma
“Via la toga, meglio la moda”. La storia di Alessandra Cappiello, ora designer
Chi è Alessandra Cappiello, la designer del brand Morfosis che spopola a Est e in Oriente
di Tiziana Galli
Glamour e disinvoltura sono le parole chiave che descrivono lo stile del brand “Morfosis” e della sua designer Alessandra Cappiello. Chiffon impalpabili, velluti, damascati, sete e rasi
raccontano lo stile di una donna in continuo movimento ma sempre fedele a se stessa. Alessandra Cappiello ha imparato da sola l’arte del bello e del ben fatto, vivendo la creatività come componente naturale del suo progresso individuale e affiancando gli studi personali di disegno agli studi istituzionali. Diplomata al liceo classico e laureata in legge, superato l’esame da procuratore ha intrapreso un viaggio professionale alternativo a quanto si sarebbe potuto pensare. “Ho sempre frequentato il mondo dell’arte”, racconta la stilista, “mia nonna era pittrice, e a ventisette anni, dopo l’esame da procuratore, con i soldi che avevo messo da parte ho iniziato a lavorare nel mondo della moda insieme a un’amica. La collaborazione è durata un po’ di tempo poi ci siamo separate ed è nato il brand “Morfosis””.
Solida e schietta Alessandra ha le idee chiare su cosa le occorra e cosa le manchi per ottimizzare al massimo il suo capitale creativo e le sue risorse commerciali, nella piena consapevolezza che il mercato è una catena e il sano fluire di un’azienda incrementa necessariamente anche il lavoro di tante altre realtà artigianali. Determinata e instancabile Alessandra Cappiello nuota con stile nel mare del nulla romano spostandosi continuamente per acquistare i tessuti migliori e per presentare le sue collezioni.
Quando è nato il brand “Morfosis”?
“Come marchio autonomo nel 2000, prima condividevo un altro brand”.
E’ stato commercialmente traumatico passare da un marchio ad un altro?
“Con Morfosis ho continuato ad avere la clientela che già avevo e in più ne ho acquisita altra con un intenso lavoro “door to door” in tutti i negozi”.
In Italia dove vende?
“In Italia non vendo, o meglio, vendo pochissimo. La mia clientela è soprattutto all’estero: Russia, Inghilterra, Egitto, Stati Uniti. In questo c’è di buono che il mercato estero paga praticamente subito: il 30% alla conferma dell’ordine e il saldo prima dell’invio della merce, differentemente dal mercato italiano che paga a 30- 60-90 giorni”.
Dove vengono realizzati i suoi capi?
“Al 100% nel Lazio e sono totalmente artigianali. Io disegno ed esternalizzo la lavorazione”.
Dove acquista i materiali?
“In Inghilterra, Francia e Italia. La qualità del tessuto è fondamentale, fa la differenza. Purtroppo un buon tessuto ha dei costi molto elevati, in più c’è da considerare che il mio brand è piccolo e questo alza molto i costi”.
Perché?
“Il costo del tessuto va a metraggio e si hanno delle agevolazioni con dei tagli grandi: sopra i 150 metri di ordine l’offerta è migliore, si risparmia il 30%, ma io non posso acquistare 150 metri per ogni stoffa”.
Come fa un brand a conquistare il mercato?
“Facendo ripetutamente delle fiere, il mercato lo devi incontrare in tutte le maniere. La fiera oggi ha senso se partecipi con assiduità: devi essere presente agli stessi appuntamenti almeno quattro anni di seguito per cominciare ad essere riconosciuto e avere un riscontro reale. In più, ora, bisogna andare già con un pacchetto di appuntamenti prestabiliti perché anche la presenza dei buyer non è più scontata e incisiva come una volta: prima i buyer venivano nelle fiere per cinque giorni di seguito, ora si fermano un solo giorno”.
Quanto costa partecipare a una fiera?
“Per avere uno spazio minimo di sei metri quadrati si paga dai 5000 ai 7000 €”.
Lei è stata finalista di “Who’s On Next”, il progetto di Altaroma in collaborazione con Vogue Italia e in più partecipa spesso alle edizioni di AltaRoma. E’ utile questa partecipazione?
“AltaRoma qualcosa fa, ma nel lungo periodo bisogna lavorare: andrebbero strutturati dei piani finanziari e dei progetti di ampio respiro, capaci di durare nel tempo”.
Ovvero? Secondo lei di cosa c’è veramente bisogno per spingere l’industria della moda nel Lazio?
“Sarebbe importante un progetto statale che salvaguardasse i creativi: dei finanziamenti per le campagne vendita; dei prezzi agevolati per le fiere; iniziative concrete, come la possibilità di spendere 1000 euro invece di 7000. La mia piccola realtà è fonte di reddito per tante famiglie, perché garantisce un flusso di lavoro piccolo ma costante. Dieci elementi come me assicurano il pane quotidiano a molti e mi riferisco a quei piccoli laboratori artigianali che sono ridotti allo stremo perché fanno veramente fatica a resistere con le leggi del mercato attuali”.
LA SCHEDA
Età: 50
Formazione: classica; laurea in legge; esame da procuratore; studi personali di disegno.
Quando ha iniziato: nel 2000 nasce Morfosis
Dove vende: on-line; Brescia; Aktobe (Kazakistan); Kozudai (Giappone); Londra; Cairo; S. Pietroburgo; U.S.A.