Roma
Villa Borghese abbandonata: box per le botticelle dormitori per senza tetto
Il senatore Francesco Giro visita i 67 box per il ricovero dei cavalli delle botticelle: “Sono abusivi. O si tolgono o si aggiustano”
di Francesco Giro *
Quasi 6 anni fa, era il gennaio del 2015, vennero consegnati al Comune di Roma, in un'area di Villa Borghese compresa fra il Muro Torto e il Galoppatoio, i 67 box per il ricovero dei cavalli delle botticelle, i locali della guardiania, gli spogliatoi per i vetturini (erano una quarantina in servizio all'epoca) e le docce per i cavalli.
Un progetto rilevante per accogliere i cavalli dopo l'annunciata chiusura, nel 2014, dell’area - fino ad allora riservata alle botticelle - dell’ex Mattatoio a Testaccio, considerata inadeguata, ormai in precarie condizioni e priva addirittura dell’impianto antincendio, con la sua restituzione alla Terza università di Roma per destinarlo alla nuova sede dell’Accademia delle Belle Arti.
L’iter per individuare un nuovo ricovero per i cavalli delle botticelle romane risale al 2003, ma è nel 2009 con Alemanno che si concretizza. Nel 2011 viene approvato il progetto del nuovo impianto a Villa Borghese. La spesa complessiva è di 1.340.000 euro in due tranche di 500mila (2011) e 840 mila (2014). I lavori del nuovo progetto durarono circa due anni (2012-2014) e si conclusero con la consegna dei box e delle relative pertinenze nel gennaio 2015. Da allora però - come spesso accade in Italia - sono iniziate delle lunghe liti giudiziarie, la sede non è mai stata aperta e i box non hanno mai accolto neppure l’ombra di un cavallo.
Un anno dopo la conclusione dei lavori, nel 2017, c’è stato un primo sequestro dell'area considerata abusiva al quale ne è seguito un secondo nel 2018 con le medesime motivazioni alle quali negli anni si aggiunsero le censure di un'indagine della magistratura contabile della Corte dei Conti sulle spese considerate fuori misura. Le violazioni penali riscontrate sono quelle abituali in queste circostanze: violazione delle norme edilizie, realizzazione di manufatti temporanei senza tuttavia il permesso a costruire, violazione del Codice dei Beni Culturali e del paesaggio in zona vincolata con l'abbattimento di pini secolari e noncuranza dei vincoli esistenti di natura archeologica, i più severi nella tutela paesaggistica. Tutto giusto e tutto sacrosanto. Sono stato Sottosegretario ai Beni Culturali ed io per il Codice del Paesaggio (il cosiddetto codice Urbani, dal nome del ministro del secondo governo Berlusconi che ebbe il merito di redigerlo nel 2004) ho un religioso rispetto.
Ma arrivati al 2020, 6 anni dopo la prima consegna dei lavori e 11 anni dopo l'avvio della procedura amministrativa, mi pongo queste poche e semplici domande:
- Perché non si è fatto nulla durante gli anni dei lavori per bloccare il presunto scempio edilizio?
- Perché non si è fatto nulla per rendere il progetto compatibile con le norme in materia edilizia, ambientale e paesaggistica?
- Perché non sono state in qualche modo vigilate e monitorate le procedure di gara, di appalto e affidamento lavori?
- Perché non si è verificata la congruità delle spese con le opere realizzate?
- Ma sopratutto - ed è questa la domanda regina - perché si tollera questo monumento al degrado? E non si fa assolutamente nulla per contrastarlo o con il ripristino dello stato dei luoghi tramite la bonifica integrale dell'area, l'abbattimento delle strutture e la loro immediata rimozione, oppure risanando le strutture, apportando tutti i correttivi necessari per renderli compatibili con le norme e quindi i luoghi stessi?
Non è possibile che in Italia un manufatto - seppure abusivo - venga abbandonato nel degrado assoluto. O si toglie o si aggiusta! A Villa Borghese oggi abbiamo un problema. Lo si risolva! Una ferita. La si risani! Non possiamo avere box abbandonati nella sterpaglia con “senza tetto” che vi hanno trovato riparo. È inaccettabile. E peraltro anche questo degrado oggi davanti agli occhi di tutti, nell’antica villa storica dei Borghese, a due passi dalla meravigliosa terrazza del Pincio, è illegale e contrasta con tutte le norme della tutela.
Infine due riflessioni: a qualche decina di metri dal sito incriminato c’è l'area con le strutture per l'accoglienza, l'addestramento e il pensionato dei cavalli del prestigioso Centro Ippico al Galoppatoio di Villa Borghese che non mi sembrano tanto diverse da quelle appena descritte e destinate alle botticelle. E ancora: il Comune di Roma pochi giorni fa ha deliberato il nuovo Regolamento per disciplinare l'utilizzo delle botticelle che non potranno più circolare in strada ma solo lungo i viali delle antiche ville storiche romane. E allora quale migliore occasione per riprendere in mano la questione del sito di Villa Borghese, per superare il degrado in cui è precipitato e destinarlo al suo scopo dopo aver eliminato tutte le irregolarità. Ci sarà pure una procedura giuridico-amministrativa percorribile? O tutto è irreversibile? Se è così la struttura deve essere rimossa immediatamente perché rischia di trasformarsi in un’ennesima favela per disperati e questo sì che sarebbe uno scempio.
* Francesco Giro, Senatore di Forza Italia e Segretario del Senato della Repubblica