Roma

Violenze, botte selvagge e minacce di morte: donna ridotta schiava da 10 anni

L'uomo aveva ridotto la donna in uno stato di sudditanza psicologica tale da spingerla ad elemosinare e rubare per pagare i suoi debiti di droga

Le impediva di uscire di casa e di avere contatti con i familiari, la picchiava selvaggiamente e la minacciava di morte. B.A., 32 enne romano, già ai domiciliari per rapina, si è visto notificare dalla Polizia di Stato un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per riduzione in schiavitù e gravi atti persecutori nei confronti della ex compagna. E' la fine di un incubo durato dieci anni.

 

Le indagini - coordinate dai magistrati del Gruppo Antiviolenza della procura di Roma e svolte dagli investigatori della IV Sezione della Squadra Mobile, specializzata nel contrasto alla violenza di genere - hanno accertato, in tempi rapidi, la particolare gravità dei comportamenti denunciati e la spiccata pericolosità dell’indagato, già gravato da numerosi precedenti e con una personalità prepotente e aggressiva.

L’uomo, che nel corso di uno dei suoi violenti sfoghi è arrivato a lanciare il gatto di casa dalla finestra, aveva ridotto la donna in uno stato di sudditanza psicologica tale da spingerla ad elemosinare, rubare e aiutarlo nello spaccio di stupefacenti, nonché a contrarre un fittizio matrimonio con un extracomunitario in cambio di denaro, il tutto al fine di pagare i debiti contratti per la droga.

La vittima, prendendo coraggio dall’esigenza di proteggere la figlia appena nata ed esasperata da una situazione sempre più insostenibile, ha deciso in un primo momento di chiedere aiuto al Telefono rosa, ed è stata collocata in una struttura protetta. Alla fine del percorso di sostegno è tornata a casa ed ha cercato di ricostruire la sua vita senza il vecchio compagno, ma per B.A. si trattava di una scelta inaccettabile: in preda ad una vera e propria ossessione, ha ricominciato a minacciare di ucciderla e di sottrarle la figlia.

La donna, temendo seriamente per la propria incolumità e per quella della piccola, si è così determinata a raccontare ai poliziotti la sua terribile e sofferta storia di violenza. Per B.A., rintracciato ad Amelia (Terni), si sono così aperte le porte del carcere.