Roma
Virginia Raggi coniuga il presente al futuro
Coniugare il presente al futuro per accendere una speranza. Perché solo così si possono comprendere le parole del neo sindaco Virginia Raggi, da giorni impegnata in un'iperbole grammaticale con la quale scatta un'istantanea della sua avventura, "il cambiamento è iniziato", per poi tuffarsi nel meraviglioso e periglioso mondo della politica degli annunci. E quindi somministra ai romani la promessa (futura) del cambiamento, impegnandosi in un Comune "open government [...] studiando sistemi per coinvolgere le persone nelle decisioni e nelle azioni di governo". E così secondo la Raggi, le aziende dovranno comunicare al Campidoglio "ogni passo con report settimanali".
A parte il caos che si creerà in Campidoglio con montagne di carte che usciranno dalle stampanti e il conseguente intasamento delle menti dei dirigenti, funzionari e impiegati in attesa di discutere il salario accessorio, ma la signora sindaco è proprio sicura che il cambiamento sia quella paranoica ossessione per la rete internet sulla quale dovrebbero viaggiare tutti i romani? Qualcuno spieghi per favore al nuovo primo cittadino che esiste un buon 30 % della popolazione anziana che la rete non la usa; che esiste il 10% del territorio romano dove ci sono le case ma dove non c'è l'adsl e in cui si pensa che la banda larga sia un'orchestrina di obesi. E a questi cittadini come verrà garantito l'accesso all'open government? E come faranno a cliccare su "mi piace" "non mi piace" se non possono entrare in rete, ammesso che abbiano un computer e che sappiano usarlo?
Per anni affaritaliani.it si è battuto contro la politica degli annunci dei diversi inquilini del Campidoglio, contro quella politica politicante di chi raccontava la città che sarà pur sapendo che il progetto era solo carta ad uso giornali. Allora sindaco Raggi, invece di continuare a dire che è ora di "risolvere le situazioni incancrenite e di far ripartire i servizi", osservi un sano periodo di religioso silenzio e si metta al lavoro. E' per lavorare che i romani l'hanno votata, non per dire cosa bisogna fare, quello è sotto gli occhi di tutti. Basta chiacchiere, è l'ora dei fatti.