Roma
Virus addio, la ripresa è partita: edilizia +20%, mancano operai specializzati
Tony D'Onofrio: “Avanti con gli appalti ma serve meno burocrazia e più investimenti e meno bonus". La fuga degli operati dell'est europa
Virus, crisi economica e crisi delle imprese: ma ma il settore edile è controtendenza. A sorpresa, a novembre 2020, ultimi dati disponibili, il lavoro è aumentato di quasi il 20% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.
Secondo i numeri di Edilcassa Lazio, l’Ente Bilaterale per la gestione dei contratti collettivi nazionale di lavoro dell’edilizia per gli addetti del settore edile delle pmi e degli artigiani, c'è stato un incremento del 19% (dati Novembre 2019 - Novembre 2020) della massa salari dei lavoratori edili.
Il censimento (sono disponibili anche i dati disaggregati per province) evidenzia che si passa, in particolare, dai 3.750.000 euro ai 4.477.000 euro di salari, dalle 345.000 alle 407.000 ore lavorate, da 2.984 a 3.363 addetti iscritti, da 773 a 802 imprese.
“Si tratta di dati certamente significativi ed in controtendenza rispetto all’andamento produttivo ed occupazionale nazionale, emerso anche dai recenti dati dell’Istat, e di una congiuntura che ora dovrà essere rafforzata e resa strutturale. Questi dati rappresentano una vera boccata d'ossigeno che testimoniano la capacità e l’impegno di imprese e lavoratori a fronteggiare una fase storica complessa come quella dell’ultimo anno”, commenta il Presidente di Edilcassa Lazio, Toni D'Onofrio.
“Tuttavia - aggiunge - è necessario creare le condizioni per sostenere il rilancio di un settore che, come noto, ha un effetto trainante sull’intero sistema produttivo ed occupazionale. Occorre, a tale riguardo, affrontare tempestivamente alcune importanti criticità che rischiano di penalizzare il comparto delle costruzioni nei prossimi mesi”.
La prima criticità riguarda la carenza di manodopera.
Circa un quarto (24%) dei lavoratori che lavorano nel campo dell'edilizia ha oltre 50 anni (dati 2020). Le dinamicità ed i flussi incostanti che caratterizzano il settore dell’edilizia rendono ormai urgente un piano di formazione e riqualificazione professionale capace di rendere più attrattivo e stabile il lavoro nell’edilizia. Negli ultimi anni il settore è stato caratterizzato da una forte presenza di manodopera proveniente soprattutto dall’Est europeo che, in gran parte, ha abbandonato il nostro Paese in seguito allo scoppio della pandemia. I lavoratori stranieri nel campo dell'edilizia rappresentano il 36,4% del totale e di questi, circa il 75% proviene dall'Est europeo (oltre il 50% soltanto dalla Romania).
Occorre, dunque, promuovere un’azione formativa in grado di coprire l'intero e articolato mondo professionale delle costruzioni e favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
L’altra criticità riguarda il dimensionamento ed i criteri di affidamento degli appalti.
Un rafforzamento effettivo e permanente del settore deve partire dalla consapevolezza della configurazione del sistema imprenditoriale del territorio, connotato per la sua quasi totalità, dalla presenza diffusa di piccole e medie imprese.
Tale configurazione dimensionale richiederebbe, evidentemente, che gli enti appaltanti orientassero gli affidamenti su importi adeguati alle potenzialità del sistema imprenditoriale locale; assistiamo, invece, sempre più spesso ad affidamenti, anche nel settore delle manutenzioni stradali, di centinaia di milioni che rendono impossibile l’accesso al mercato della maggior parte del tessuto produttivo locale.
A ciò si aggiunga la scelta, ormai ampiamente diffusa, di ricorrere agli accordi-quadro pluriennali ed alle procedure negoziate che richiedono, da una parte, un’ampia esposizione finanziaria e, dall’altra, margini di discrezionalità nella richiesta dei requisiti che penalizzano la partecipazione di operatori pur qualificati e specializzati.