Roma
Virus, muri di Roma nuovi musei: gli street artist nuovi Leonardo e Raffaello
“Prima e dopo. La street art romana e il Coronavirus”: nel nuovo libro di Carla Cucchiarelli la storia dei migliori murales pre e post lockdown
di Patrizio J. Macci
I muri della Capitale parlano, anzi urlano, soprattutto da quando nel nostro Paese è esploso il Coronavirus. I musei tradizionali sono stati chiusi o resi accessibili con procedure complicate e tali da far disamorare parecchi frequentatori.
Questo dato, insieme alla maggiore presenza dei cittadini nei quartieri di residenza durante il giorno, ha contribuito ad aumentare l'attenzione e la fruizione delle opere degli street artist. L’occhio costretto tra quattro mura corre veloce alla ricerca di spunti, interpretazioni che possano alleviare la sofferenza di uno stato delle cose in continua evoluzione.
Harry Greb, Laika, Tvboy, Maupal, Lediesis, Sirante, Carloni, Moby Dick, sono solo alcuni degli artisti raccontati da Carla Cucchiarelli nel suo libro bulinato a cavallo della pandemia, tra un alleggerimento e un inasprimento delle limitazioni alla vita quotidiana. Un viaggio che attraversa praticamente tutti i quartieri romani, dal Centro agli agglomerati che sfiorano l'anello del Grande Raccordo Anulare o lo scavalcano. Prima e dopo come esplicato nel titolo perché alcune delle opere sono in fieri quando quando scatta il lockdown totale del marzo 2019; alcuni artisti si ritrovano con opere sbozzate o quasi terminate alle quali dovranno rimettere mano dopo mesi oppure aggirandosi nelle strade deserte come anime vaganti non appena possibile.
Nei pomeriggi dei bollettini di guerra dei morti e dei contagiati le loro opere diventano il contrappunto all’affastellarsi delle notizie, un antidoto e un momento di resistenza al frullatore impazzito delle news. Alcuni quartieri - come narra l'autrice - sono vere e proprie gallerie d’arte e hanno fatto dei “muri parlanti” un motore di visibilità organizzando visite guidate, festival e momenti critici nei quali discutere con gli artisti. Superfici sporche e spesso abbandonate, aggredite dai morsi del tempo sono tornate a brillare di una nuova luce e a stimolare domande. Parafrasando Marcel Proust gli edifici non appartengono a chi chi li costruisce e poi a chi li usa, ma a chi li dipinge e a chi li interpreta con il suo sguardo.
Con questo libro, dotato di un preziosissimo indice dei nomi e dei luoghi, il lettore può costruire il suo museo a cielo aperto.
Carla Cucchiarelli
PRIMA E DOPO
La street art romana e il Coronavirus
IACOBELLI EDITORE Novembre 2020