Roma

Coronavirus: panico nel trasporto merci. “Nel weekend lo Stato non c'era”

Il racconto di Ambra di Santo, titolare di un'azienda di trasporti di Roma in balìa della scarsità di informazioni sul blocco della Lombardia

Coronavirus e divieto di ingresso nella zona rossa: per chi lavora col nord Italia, l'8 marzo è stata una giornata di ordinaria follia: merci nei camion pronti a partire per la zona rossa e autisti fermi per cercare di interpretare il decreto varato dal Governo. Una giornata di pura follia.

Ecco il racconto di Ambra di Santo, donna, titolare della Couriex Srl, 25 super camion che fanno avanti e indietro da Roma verso Padova, Peschiera Borromeo, Brescia e Vicenza, trasportando prevalentemente posta per conto di Fedex, player mondiale dello scambio merci.

“ll delirio è iniziato nella notte tra sabato e domenica, poco dopo la conferenza stampa del premier. Avevamo una serie di equipaggi pronto per partire verso il nord e tornare a Roma con i mezzi pieni, ma non sapevano se li avrebbero fatti viaggiare o meno. Nessuno, ripeto nessuno che fosse in grado di capire cosa accadeva, nessuna informazione dettagliata, oltre quel generico divieti di ingresso e uscita dalle zone rosse. Praticamente tutta la giornata di domenica l'ho passata al telefono per capire se potevo rispettare gli impegni coi clienti e far partire i mezzi. Solo intorno alle 20 Fedex ci ha comunicato il via libera con la cosiddetta “autocertificazione” che nel mio caso doveva essere fiduciaria. Da Roma sono partiti diversi equipaggi per il nord ma le bolle le avrebbero avute solo al momento in cui prendevano possesso dei mezzi. E se la Polstrada o qualsiasi altro soggetto li avesse fermati lungo il viaggio da Roma? Cosa dovevano dire, che documenti fornire? E poi dovevano avere le mascherine? Si poteva scendere dai mezzi per bisogni fisiologici? E' stato il caos sino a domenica sera, quando mi è arrivata da Fedex l'informativa che si poteva circolare per comprovate esigenze. Radio, Tv, siti internet del ministero dei Trasporti: nessuno riusciva a dare un'informazione chiara per i trasportatori che in Italia sono come i vasi sanguigni: se si fermano i camion, allora sì che siamo in uno scenario di guerra. E' stato il peggior 8 marzo della mia vita, ma alla fine siamo partiti e da questa situazione sono uscita grazie alla collaborazione con i clienti e a un po' di buona volontà: no, lo Stato non c'era”.