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Roma
Wojtyla torna sul palco. L'ultima prova di Lolek

Diretta da Renato Cecchetto, va in scena dal 12 al 17 aprile al Teatro Petrolini di Roma di Testaccio, l’ultima fatica di Miriam Spera che con “La recita di Lolek” dà vita a una pièce proprio sul teatro. Gli stessi personaggi sono attori, appassionati e fragili, visionari e terreni, protagonisti di una vicenda miracolosa nata sulle tavole di un modesto  palcoscenico dove la fede si confonde con la fiducia e diventa la molla di chi dedica la propria intera esistenza al Teatro.
La trama parte da un momento esatto della storia recente, un fermo immagine che lega ad un ricordo universalmente condiviso, la notte del 2 aprile 2005, quando alle 21.37 le agenzie di tutto il mondo annunciano la morte di Karol Wojtyla. La notizia arriva fino nella profonda Ciociaria, in un piccolo teatro parrocchiale dove un gruppo di artisti professionisti si accinge a mettere in scena “Vita di Galileo” di Brecht. In concomitanza delle esequie del Santo Padre, gli spettacoli vengono sospesi e la data del debutto slitta, compromettendo programmi e presenze. L’abbandono della compagnia già in difficoltà da parte del primo attore, vanesio e bizzoso volto delle fiction tv, fa sì che il ruolo di Galileo venga affidato ad un giovane e misterioso pellegrino polacco, capitato non si sa come ma incredibilmente pronto ad affrontare la parte.  Tutti gli altri personaggi, fortemente caratterizzati nelle più varie e sottili sfaccettature umane, dovranno da qui in poi confrontarsi, ognuno a modo proprio, con la progressiva e stupefatta accettazione della prodigiosa presenza fra loro di un Karol Wojtyla di nuovo giovane e di nuovo attore.
Come mai la sua grande anima indugi a lasciare il mondo per rifugiarsi nel più modesto dei teatri di provincia è il tema di questa insolita commedia corale, tanto surreale e poetica, quanto acuta e sanguigna nei suoi guizzi di dialetto ciociaro che ancorano saldamente il dialogo alla viva terra di Paliano. Il dubbio e la rivelazione sospingono il vorticoso giro di danza che trascina fino a un’imponderabile svolta narrativa e una illuminata presa di coscienza tutti i personaggi in scena, magistralmente diretti da Renato Cecchetto, per il cinema indimenticabile caratterista della commedia italiana e per il doppiaggio un’autentica autorità del settore, celebre per il grande pubblico come l’inconfondibile voce di Shrek.
“Sono arrivata a sviluppare il testo solo dopo dieci lunghi anni che era nata in me l’idea di far tornare a recitare Karol Wojtyla, traendo ispirazione da quanto lui avesse amato il teatro, quando da studente recitava e scriveva”, racconta l'autrice Miriam Spera. “Attori si nasce, ed è sempre una benedizione, o una maledizione, che non ti lascia mai. In questo modo volevo raccontare un autentico elogio del sacrificio, dell’amore e della responsabilità di chi vive per il teatro. Dove, in vero, l’attore non muore mai.”

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