Roma

Zingaretti ai romani: “Riduco le tasse”. “E' una balla, le ha aumentate”

di Donato Robilotta

I conti reali sulla Legge di stabilità: il saldo positivo è di 500 mln. I sindacati esultano, il centrodestra si limita a guardare

Ufficialmente la Regione Lazio ha ridotto le tasse; in realtà a conti fatti le ha aumentate. Con buona pace dell'opposizione di Lega e Fratelli d'Italia che hanno appoggiato silenti le nuove misure fiscali votate nella Legge di stabilità, approvata con 27 voti favorevoli e 11 contrari dal Consiglio regionale.

Ancor più grave della leggerezza con la quale il Consiglio ha dato il via libera alla stangatina 2022 voluta da Nicola Zingaretti, è il comportamento delle organizzazioni sindacali che hanno addirittura applaudito.

I numeri non mentono

Ma veniamo ai fatti, anzi ai numeri che non mentono: la Regione Lazio ha dovuto rimodulare gli scaglioni di reddito, che una norma nazionale voluta dal Governo Draghi ha ridotto da cinque a quattro, e nel farlo ha modificato le addizionali regionali Irpef. Ha mantenuto l’aliquota dell’1,73%, (1,23, aliquota base, più 0,50 aliquota sanità), per il primo scaglione di reddito sino a 15 mila euro e per tutti gli altri, 15-28 mila, 28-50 mila, oltre 50 mila, ha applicato la maggiorazione dell’1,60, arrivando così al 3,33%, che è il massimo consentito dalla normativa nazionale.

Sino allo scorso anno l’aliquota massima era prevista solo per i redditi sopra i 75.000 euro, mentre per il primo scaglione sino a 15.00 euro l’addizionale era pari all’1,73%, per quello da 15.000 a 28.000 al 2,73%, da 28.000 a 55.000 del 2,93% e da 55.000 a 75.000 del 3,23%.

Sanità, finisce il commissariamento non la tassa

Altro che riduzione della pressione fiscale, si vede ad occhio nudo che si tratta di un vero e proprio aumento delle tasse. Non solo, la giunta Zingaretti mantiene la tassa sulla salute, aliquota del 5 per mille, che dopo la fine del commissariamento della Sanità e l’azzeramento del disavanzo potrebbe essere cancellata o almeno abbassata. Una tassa iniqua, che pagano tutti i quasi 3 milioni di contribuenti laziali, compresi i ceti deboli.

Per questo ho trovato francamente paradossale il sostegno dato alla manovra dal sindacato, tanto che la Cgil, attraverso un proprio manifesto, ritiene di aver ottenuto un grande risultato per :

- il blocco all’1,6% della maggiorazione regionale dell’Irpef;

- la conferma dell’aliquota ordinaria dell’1,73% per i redditi sino ai 35 mila euro;

- la previsione di un bonus energia di trecento euro per i redditi tra 35 mila e 40 mila euro;

- la previsione della non applicazione della maggiorazione Irap dello 0,92% per alcune categorie;

- la riduzione del 5% sulla tassa automobilistica, dal 1° Gennaio 2023, per i cittadini e imprese che pagano entro le date di scadenza previste:

In Consiglio, dopo una lunga discussione, è stata estesa l’esclusione dalla maggiorazione dell’1,60% ai redditi sino a 50 mila euro, se in possesso dei seguenti requisiti: tre o più figli a carico; uno o più figli disabili, soggetti ultrasettantenni portatori di handicap. Esattamente come era negli anni precedenti. Mi permetto di far osservare al sindacato che gridare alla vittoria, per aver bloccato la maggiorazione all’1,6%, che porta l’aliquota al 3,33%, è veramente paradossale, perché quello è il limite massimo consentito dalla legge (art. 6 L. 68/2011). Senza il vincolo della legge la Regione sarebbe sicuramente andata oltre, altro che vittoria del sindacato.

Le agevolazioni fasulle che fanno esultare la Cgil

Quanto alle diverse agevolazioni fiscali elencate dalla Cgil mi sia consentito di fare presente che valgono in tutto 296 milioni, pari al cosiddetto fondo taglia tasse. La tassa sulla sanità del 5 per mille vale da sola 800 milioni di euro l’anno, questo significa che il fondo taglia tasse è solo uno specchietto per le allodole e il saldo positivo per la Regione è di circa 500 milioni che vanno a gravare sulle spalle dei cittadini.

addizionale irpef Pazio Italia
 

Capisco le difficoltà dell’assessore che si è trovato a fare i conti con un bilancio, “drogato” dall’aumento delle tasse, che non ha costruito lui. Nel 2013, appena insediata la giunta Zingaretti, nella prima manovra economica l’allora assessore al Bilancio Sartore fece approvare una norma che autorizzava la Regione ad accedere alle anticipazioni di cassa del Governo, pari a 10 miliardi di euro previsti dal Dl 35, e invece di presentare come copertura un piano di risparmi e ristrutturazione economica fece approvare un aumento delle tasse che portò le aliquote dall’1,73, del 2013, sino al 3,33%, il massimo possibile.

Non solo ma nel dl terremoto di Amatrice viene fatta inserire una norma che consente alla Regione Lazio di sospendere le rate di ammortamento, per il rientro dal prestito statale, per gli anni dal 2017 al 2022. Questo significa che il prossimo presidente della Regione si troverà a gestire un bilancio in difficoltà per la crisi economica in atto, con la tassazione al massimo, con un indebitamento complessivi pari a circa 30 mld e con la rata di ammortamento del prestito da pagare, in autunno, pari alla cifra di 250 milioni.

Il Centrodestra neanche ci prova a fare opposizione

Ma se capisco il neo assessore non posso capire l’opposizione di centrodestra alla Pisana. Non un solo consigliere di Centrodestra ha presentato un emendamento in consiglio non dico per cancellare il balzello sulla sanità ma neanche ad abbassarlo. Significa che concordano con la giunta Zingaretti nel mantenere una tassa iniqua che la stessa legge dice che può essere abbassata. Infatti il comma 80 della legge 191 del 2009 dice che le Regioni, come il Lazio, che hanno un disavanzo inferiore al gettito possono ridurre la maggiorazione sino alla copertura del disavanzo previsto.

Basta osservare il quadro raffronto con le altre Regioni per aver chiaro che le addizionali Irpef del Lazio sono le più alte d’Italia.

Regione Lazio, ecco perché Nicola Zingaretti è un vero genio della politica