Roma
Zingaretti Gattopardo. Sui rifiuti Lazio una bella legge “purché nulla muti”
La nuova legge sui rifiuti varata dal consiglio Regionale del Lazio scontenta tutti: a partire dal 5 Stelle che ha detto No
Piano rifiuti o meglio: la Regione Lazio di Nicola Zingaretti partorisce una nuova legge che dovrebbe regolamentare e indirizzare la gestione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti ma la approva senza il sostengo del Movimento Cinque Stelle. Il fonte Pd-M5S così si spacca.
E la legge Zingaretti è l'ennesima prova del gattopardismo che vige nel Lazio, dove fioriscono nuove leggi sena che abbiamo alcun effetti sulla vota reale.
L'affondo viene proprio dal Movimento Cinque Stelle che commenta così il nuovo piano: “ “l Piano di Gestione dei Rifiuti della Regione rappresenta la sintesi perfetta del motto di gattopardiana memoria: cambiare tutto per non cambiare niente. Abbiamo atteso per anni che si arrivasse ad un proposta che colmasse una lacuna regolamentativa ed abbiamo osato sperare che si riuscisse a immaginare un nuovo modello di gestione, diverso da quello che fino ad oggi ha visto i nostri territori afflitti da impianti di grandi dimensioni, sovradimesionati rispetto al reale fabbisogno e con effetti ambientali, economici e socio-sanitari che sono sotto gli occhi di tutti. Le soluzioni c’erano per creare un’amministrazione virtuosa che coniugasse ambiente, riduzione dei costi ed esigenze territoriali. Peccato che si sia persa anche questa occasione. Questo Piano non risolverà le criticità del fragile sistema di gestione dei rifiuti della regione Lazio e darà l’asisst alla Comunità Europea, per sanzionarci”.
Per Stefano Parisi, “Il nuovo Piano rifiuti non risolve i problemi del Lazio. Nonostante il Consiglio regionale abbia approvato il nostro emendamento, che pone come priorità la chiusura del ciclo dei rifiuti all’interno della regione entro il 2025, il Piano non va in questa direzione e questo obiettivo non verrà rispettato”, così in una nota Stefano Parisi, consigliere regionale del Lazio. “Questo Piano è ideologicamente contro le imprese private –prosegue Parisi – promuove infatti la realizzazione di impianti esclusivamente in capo a soggetti pubblici. A nostro avviso il pubblico dovrebbe solo svolgere il ruolo di controllore e lasciar operare chi è veramente competente. Il documento inoltre scarica sui comuni le responsabilità di raggiungere gli obiettivi irrealistici di raccolta differenziata che si pone. Ma anche se riuscissimo ad arrivare a quel 70% di raccolta differenziata previsto dal Piano, ce lo auguriamo ma è altamente improbabile, avremo comunque 500mila tonnellate di rifiuti da gestire: una parte verrà destinata in discarica, l’altra verrà esportata in altre regioni, con il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, per essere trattata nei termovalorizzatori. Proprio in quegli impianti tecnologicamente avanzati che nel Lazio non si vogliono realizzare. È una ipocrisia. La Giunta precludendo la possibilità di realizzare in futuro un secondo termovalorizzatore, indispensabile per la chiusura del ciclo dei rifiuti, si assume una enorme responsabilità e mette una seria ipoteca sull’insuccesso del Piano. Si preferisce invece riempire il territorio regionale di discariche, quelle sì fortemente inquinanti”.
Critico anche il Gruppo di Fratelli d'Italia: “Questo Piano Rifiuti non risolverà l’emergenza costante che attanaglia il Lazio, perché fissa degli obiettivi di raccolta differenziata difficilmente raggiungibili e si basa su dati ormai superati. Il Lazio continuerà ad “esportare” immondizia a spese dei contribuenti. Otto anni di amministrazione Zingaretti non hanno portato ad alcuna proficua collaborazione con gli Enti Locali nei territori, spesso rimasti inascoltati e su questo punto abbiamo presentato emendamenti, nel senso della diminuzione dei rifiuti e della sensibilità per l'ambiente. Per anni le amministrazioni di Sinistra sia regionali che capitoline hanno fatto pochissimo per affrontare il problema, anzi lo hanno aggravato con la chiusura della discarica di Malagrotta, attesa da molti anni, ma effettuata senza lo straccio di una alternativa.Al ritardo con cui si arriva alla stesura di un nuovo PRR si aggiunge lo stucchevole rimpallo di responsabilità tra il presidente Zingaretti e il sindaco Raggi che ha portato la capitale sull’orlo dell’emergenza sanitaria”.
Identico il tono della Lega: “ ''Il piano rifiuti è un manifesto ideologico perché l'impianto di Colleferro è un'incognita, mentre sono stati negati i termovalorizzatori di ultima generazione che avrebbero risolto l'emergenza rifiuti a Roma e nel Lazio, ingigantita dal presidente Nicola Zingaretti e dall'ex sindaco Ignazio Marino con la chiusura di Malagrotta senza un'alternativa. Un'impiantistica insufficiente a partire dall'organico, tanto che la stragrande maggioranza viene trasferita in Friuli e nel Veneto, ma si resta silenti sui siti non funzionati dove è intervenuta pure la Direzione distrettuale antimafia, come alla Sep di Pontinia con il serio rischio di inquinamento delle falde acquifere per lo sversamento di finto compost sia nei terreni sia nella discarica di via Canestrini sull'Ardeatina in cui sono state aumentate recentemente le volumetrie. Insomma, Nicola Zingaretti impone discariche a go go perché quelle attuali non riescono a soddisfare il fabbisogno del Lazio, quantificato dalla Regione Lazio in circa 10 milioni di metri cubi da qui al 2025. Senza l'autosufficienza di Roma e di alcune province, i rifiuti e i residui di trattamento continueranno a girare nel Lazio, fuori regione e all'estero. Basta pensare che il trasferimento di 500mila tonnellate nel 2018 hanno prodotto pm10 pari a 5 volte quelle medie annue del Tmb Salario. Un inquinamento e un fallimento pagato dai cittadini, con la Tari più alta d'Italia''.