Sport
Milan, solo marketing e nuovo stadio: il vecchio Diavolo in crisi d'identià
Di sconfitte pesanti ne ho viste e vissute alcune nel corso di 40 anni e oltre a seguire l'AC Milan, ma per comprendere appieno quale che sia il livello attuale del sodalizio rossonero, la sensazione che vivono i vecchi sostenitori, è facilmente enunciabile con poche parole.
Pochi vocaboli e aggettivi con cui ho risposto, questo pomeriggio, sui gradoni del settore ospite del Gewiss Stadium, alla domanda di un giovane tifoso rossonero, un millennias, che mestamente e esprimeva la sua angoscia, la sua depressione per la scarsità di momenti di giubilo che ha potuto vivere dal 2008.
La mancanza di Milanismo, con la M maiuscola. Due serie retrocessioni, due serie B vissute, nessuna vittoria (eccezion fatta per la Mitropa Cup nel 1982), prima dell'epopea berlusconiana, ma i giocatori che vestivano la casacca a strisce rossonere, lo staff tecnico, la dirigenza, avevano in sé ben radicato, il Milanismo, il senso di appartenenza, la totale identificazione in quello stemma, in quel blasone.
Una sinergia con il popolo rossonero che seguiva e sosteneva in gran numero le gesta di quegli "eroi". Ora, invece, vi è l'assenza di quelle caratteristiche, di quel sentiment, e l'omologazione totale al nuovo entertainment che ha soppiantato il vecchio football. Nulla da stupirsi, visto che il core business della attuale società è il nuovo stadio, il marketing, la comunicazione politicamente corretta. Una nebbia fitta circonda l'AC Milan 1899, nonostante il cielo limpido e terso del mezzodì orobico.