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TECH TRANSFER E PROPRIETA' INTELLETTUALE
Perché è necessario un cambio di rotta
All’interno della ricerca scientifica italiana un ingranaggio - probabilmente uno dei più importanti - sembra non funzionare. Partiamo dai dati: nonostante l’Italia investa in R&S meno della media Europea (1,4% del Pil contro il 2,1 dell’Ue e il 2,5% dell’Ocse), è in realtà ben posizionata all’interno del 10% dei Paesi le cui pubblicazioni scientifiche sono tra le più citate al mondo. Accanto all’eccellenza della letteratura e dell’elaborazione degli Studi non troviamo, però, la capacità di inserirci nel mondo competitivo delle aziende, ovvero di trasferire il risultato della ricerca scientifica al mondo imprenditoriale.
Dove si innesca il cortocircuito?
Le ragioni non riguardano soltanto l’approccio alla missione della ricerca stessa, bensì ne è causa l’intero sistema industriale italiano poco incline a collaborazioni con il mondo accademico e, soprattutto, sempre più restio a investimenti in R&D proveniente dall’esterno della propria azienda e, infine, anche la debolezza strutturale del sistema finanziario italiano nel settore del Venture Capital; è chiaro che questo crea un effetto domino sul valore della produzione di brevetti industriali. Negli ultimi cinque anni, le domande di brevetto europeo provenienti dall'Italia sono cresciute complessivamente del 10%; stando agli ultimi dati dell’Ufficio europeo dei brevetti (Epo), infatti, nel 2022 le aziende e gli inventori italiani hanno depositato un totale di 4.864 domande, il Bel Paese si colloca così tra i primi cinque paesi dell’UE per numero di invenzioni con un grande divario, però, rispetto a Germania (24.684) e Francia (10.900) e subito dopo a Paesi Bassi (6.806) e Svezia (5.036).
La ricerca - grazie alla qualità dei suoi risultati scientifici - rappresenta uno degli strumenti più importanti di creazione di valore economico, poiché abilita la progettazione dei nuovi prodotti e servizi tecnologicamente avanzati, e decisamente Made in Italy.
Il tallone d’Achille, dunque, del sistema della ricerca italiana - e quindi del livello di innovazione del Paese - è la sua scarsa capacità di trasferimento tecnologico e di relazione con le imprese.
Quali sono le strade per avviare un cambio di rotta? Ne abbiamo parlato con la CEO di Quantum Leap, Emilia Garito:
Il PNRR riconosce la centralità dell’educazione e della ricerca nel tessuto economico italiano e prevede di dedicare una Missione al rilancio della crescita, attraverso lo sviluppo delle capacità di impiegare e produrre R&S e tecnologia per rispondere alle sfide tecnologiche e ambientali del futuro. Tra le varie misure di investimento, quelle privilegiate, sono infatti relative agli investimenti in innovazione tecnologica, nel digitale e nella sostenibilità, e in progetti di Trasferimento Tecnologico, ovvero di creazione di partenariati pubblico – privati, che facilitino la collaborazione tra ricerca e impresa, trasformando i risultati della ricerca scientifica in nuovi prodotti innovativi: pane per le industrie italiane del futuro. Il Trasferimento Tecnologico per l’Italia, come per i principali Paesi al mondo (Usa e Israele in primis), rappresenta un’opportunità importante di accelerazione tecnologica e, oggi più che mai, è lo strumento principale per “mettere a terra” concretamente i progetti finanziati dal PNRR italiano, occasione unica e mai più ripetibile per la ripresa post-Covid e lo sviluppo del nostro Paese.
Una delle nostre principali debolezze risiede, inoltre, nell’incapacità di comunicare la ricerca al di fuori del proprio settore tecnico-scientifico, relegandola nella sua torre d’avorio, ben lontana - contrariamente a quanto accade all’estero - dalle arene del dibattito pubblico. Azioni di comunicazione mirate e relative all’impatto economico, sociale e territoriale della ricerca rappresentano aspetti fondamentali per creare una nuova cultura dell’innovazione, del tutto mancante in Italia, e per delineare un’immagine rappresentativa delle reali eccellenze del nostro Paese, spesso tralasciate solo perché troppo ostiche da capire e da trasmettere. Eppure, per raccontare oggi il nostro paese, bisognerebbe partire dai dati sul deep tech italiano e, da lì, andare ad esplorare dove siano queste eccellenze scientifiche, cosa potrebbero produrre, cosa già producono e come potrebbero diventare la fucina dei prodotti Made in Italy Deep Tech, sino ad arrivare alle potenziali ricadute su molti mercati anche distanti fra loro.
Basti solo pensare, ad esempio, al caso della ricerca scientifica nel settore dell’Aerospazio che da sempre – si vedano le applicazioni commerciali prodotte dalla NASA negli anni – ha prodotto applicazioni industriali in diversi settori, da quello della salute al clima, dalla robotica alle telecomunicazioni satellitari.
In questo scenario che ruolo ha Quantum Leap?
Tra ricerca e impresa, poiché parlano un linguaggio diverso, ci siamo noi. Quantum Leap,è una boutique di consulenza di riferimento in Italia nel settore del Technology Transfer, parte del gruppo Be Shaping the Future, ora anche appartenente al più ampio contesto di Engineering Spa. La nostra missione è creare le condizioni più idonee per sviluppare sinergie efficaci tra imprese, enti di ricerca, venture capital e istituzioni, finalizzate a trasformare la ricerca in innovazione competitiva sui mercati internazionali, in totale approccio di Open Innovation e in linea con le emergenti esigenze di sostenibilità dei progetti di sviluppo e produzione industriale.
Tra ricerca e impresa è necessario creare un collegamento anche culturale, poiché queste due realtà sono basate su obiettivi differenti. Pertanto, la Quantum Leap, così come già avvenuto in altri paesi virtuosi nel Trasferimento Tecnologico (Israele, Francia, Germania, Inghilterra), assume in Italia un ruolo di “advisor operativo” totalmente privato, ovvero una sorta di facilitatore esperto nel rapporto tra ricerca e impresa.
QL, con il proprio processo di Tech Transfer (IP LifeCycle Management), sviluppato internamente e validato da aziende italiane di grandi dimensioni, accelera e migliora il percorso di co-sviluppo tra ricerca e impresa, partendo dall’identificazione dei bisogni e avviando una serie di azioni per trasformare le soluzioni scientifiche in un prodotto competitivo sul mercato globale.
Attraverso le competenze consolidate negli anni, il team degli esperti di Quantum Leap supporta le scelte aziendali verificando il valore intrinseco di queste soluzioni scientifiche, in cui le aziende stanno per investire, valutandone l’impatto rispetto allo stato dell’arte tecnologico in fase di sviluppo in ciascun paese del mondo.
In tal modo viene favorita la strategia di business per l’ingresso in nuovi mercati in maniera consapevole e strategica, rispetto al reale valore tecnologico e di impatto di lungo periodo della soluzione innovativa. Attraverso il Trasferimento Tecnologico si accelera, dunque, il processo di crescita delle aziende e si consolida la strategia di business sulla base del valore competitivo del contenuto tecnologico dei prodotti in fase di sviluppo; le aziende hanno così la possibilità di comprendere quanto saranno efficaci le proprie scelte strategiche circa le soluzioni tecnologiche in fase di sviluppo e, se necessario, saranno in grado di cambiare direzione per tempo, adottando soluzioni più efficaci acquisite dall’esterno o variando le proprie dall’interno, il tutto sulla base delle analisi che la Quantum Leap mette nel piano di sviluppo durante il loro processo di innovazione.
In questo modo è possibile tenere sempre in considerazione la variabilità dello stato dell'arte della tecnica e delle tecnologie, causata dalla velocità della trasformazione tecnologica in atto, e creare le basi solide e durevoli per l’ingresso in nuovi e futuri mercati .
Questo approccio ha un nome che a noi piace chiamare IP Strategy, ovvero l’insieme degli strumenti (processi e piattaforme) e delle competenze (know how ed esperienza) di supporto al business aziendale, in stretta correlazione con le fasi di creazione, gestione e valorizzazione della proprietà Intellettuale relativa al prodotto innovativo in fase di sviluppo.
Per le aziende che vogliono competere nel panorama internazionale oggi, avere una corretta formulazione della propria IP Strategy è una esigenza primaria che consente di svolgere un’attività strategica e di intelligence, finalizzata al consolidamento della propria posizione di mercato, sia sui mercati core che su quelli paralleli, ottimizzando al contempo i costi e i tempi di sviluppo del progetto/prodotto stesso.
In generale, le nostre attività mirano a supportare le grandi e medie aziende, ma in taluni casi anche quelle più piccole e tecnologicamente avanzate, nella loro crescita competitiva all’estero, in totale coerenza con quanto richiesto dall’Europa e confermato dall’erogazione dei finanziamenti PNRR rispetto alla misura 4, “Dalla Ricerca all’Impresa”.
L’Europa, di fatto, considera la corretta gestione della Proprietà Intellettuale e il Trasferimento Tecnologico come due strumenti strategici attraverso i quali raggiungere, in tempi rapidi, la Sovranità Tecnologica Europea nelle aree di concorrenza strategica globale. Anche l’Italia, come tutti i paesi membri, dovrà fare la sua parte in questo ambizioso e necessario progetto comune.