Viaggi
Puglia, la domanda turistica calerà del 27,2%, la spesa perderà 2,2 miliardi
Secondo gli analisti di Srm (Intesa Sanpaolo), il calo di presenze comporterà 2 miliardi di fatturato in meno all'intera filiera. Le proposte per il dopo Covid
Secondo stime di Srm, il Centro studi legato al gruppo Intesa Sanpaolo, per effetto della pandemia da Coromavirus, la domanda turistica in Puglia calerà nel corso dell’anno del 27,2%, ovvero si perderanno tra i 4,2 milioni (nel caso più pessimistico) e 1,5 milioni di presenze turistiche, nel caso più ottimistico. In quest’ultimo caso, l’impatto negativo sulla spesa turistica sarebbe di quasi 820 milioni di euro con un taglio del fatturato di 38 milioni (-10%). Se invece si concretasse l’ipotesi più pessimistica, ne conseguirebbe un impatto negativo sulla spesa turistica di oltre 2,2 miliardi di euro, un decremento che -secondo gli analisti di Srm- metterebbe “ a rischio” oltre un miliardo (29%) del fatturato dell’intera filiera. Se questa ipotesi si concretasse, si metterebbe a rischio oltre 2 miliardi (36,6%) del fatturato dell’intera filiera. In termini di ricchezza economica, per gli analisti di Srm, il ridimensionamento della domanda turistica potrebbe mettere a rischio tra i 100 e i 300 milioni di euro di valore aggiunto con un elevato impatto sulla ricchezza totale dell’area stimata lo 0,2 e lo 0,4%. Eppure, all’inizio dell’anno, le previsioni evidenziavano per i primi due mesi del 2020 “no coronavirus” una domanda quasi stazionaria rispetto al 2019: +0,1% di arrivi e 3,4 giorni di permanenza media con una leggera crescita della componente interna. Il coronavirus ha invece cancellato qualsiasi previsione. Secondo l’organismo napoletano, subito dopo la fine della pandemia, la filiera turistica dovrà smaltire da un lato gli effetti negativi di natura economica e produttiva, dall’altro un mercato diverso e sicuramente non facile. Secondo Srm, per superare questa fase drammatica occorrerebbe intervenire su alcuni punti: l’adozione di azioni immediate dirette a preservare il tessuto produttivo ed imprenditoriale con strategie, strumenti e risorse adeguate, che nel caso specifico dovrebbero orientarsi sulle attività balneari e culturali; la costruzione di un territorio da “assaporare” tutto l’anno con politiche di destagionalizzazione; valorizzazione della destinazione Puglia puntando sull’ambiente, cultura, stile di vita, socialità, identità, accoglienza nelle masserie; politiche aziendali di incentivazione del turismo di prossimità anche con misure di prezzo e di offerta ingenerale, con un occhio particolare alla convegnistica e al segmento congressuale.
“Nello scenario di base -afferma il direttore generale di Srm, Massimo Deandreis- non abbiamo voluto prendere in considerazione il caso estremo di una lunga durata del lockdown. Ci siamo concentrati invece su due ipotesi intermedie, in cui si ipotizza che almeno una parte della stagione estiva e balneare possa essere salvata. Ma -rileva Deandreis- emergono dall’analisi anche spunti a cui guardare con attenzione: i molti italiani che tradizionalmente fanno vacanze all’estero e che quest’anno saranno indotti a restare nel nostro Paese costituiscono un potenziale bacino di aumento della domanda anche per la Campania. E poi la necessità di allungamento della stagione estiva verso settembre ottobre e novembre, con offerte mirate e diversificate. Rispetto a tante altre regioni italiane ed europee la Campania ha un contesto climatico che lo consente. Ma occorre iniziare a pensare e progettare adesso avendo chiaro che il turismo è la linfa vitale dell’economia regionale”.