Esteri
"Coronavirus? Effetti su economia e geopolitica. Ma la Cina può anche uscirne più forte"
Filippo Fasulo, direttore del Centro Studi per l'Impresa della Fondazione Italia Cina, analizza conseguenze economiche, politiche e bilaterali del coronavirus
"Il principale tema che apre l'emergenza coronavirus è la riflessione sulla dipendenza che abbiamo nei confronti della Cina". Filippo Fasulo, direttore del CeSIF (il Centro Studi per l'Impresa della Fondazione Italia Cina) analizza le conseguenze politiche, economiche e bilaterali della complessa situazione sanitaria originatasi dalla metropoli cinese di Wuhan.
Filippo Fasulo, quali saranno le principali conseguenze globali della diffusione del coronavirus?
Gli effetti più immediati si faranno ovviamente sentire sul turismo. Ci sono paesi asiatici dove la percentuale dei turisti cinesi è oltre il 70 per cento del totale. Ma, come ha sottolineato lo stesso sindaco di Milano Beppe Sala, gli effetti sul settore turistico sono e saranno forti anche in Italia. Un altro settore nel quale ci saranno conseguenze rilevanti è quello dell'intrattenimento, in particolare del cinema. Il mercato cinematografico cinese vale nove miliardi e proprio nel periodo in cui i profitti sono maggiori, vale a dire il Capodanno, i cinema sono rimasti chiusi. Gli effetti si faranno sentire sul mercato globale del settore. In generale, si dice spesso che siamo in una fase di decoupling (cioè disaccoppiamento) economico. La crisi dovrebbe mettere in evidenza quanto tutti in realtà dipendano dall'economia cinese.
A livello politico che cosa cambia?
Nel medio periodo la Cina dovrà occuparsi di questioni prevalentemente interne. Già in passato si era discusso sugli investimenti esteri in ambito Belt and Road, con alcune voci critiche che avrebbero voluto quegli investimenti destinati maggiormente all'interno. Questa è una discussione che potrebbe ripartire a livello interno e dunque indirettamente condizionare la postura politica di Pechino.
La Belt and Road potrebbe subire una battuta d'arresto?
Non c'è un rapporto diretto tra coronavirus e Belt and Road, si può al massimo immaginare una relazione indiretta. Sulla gestione dell'emergenza sanitaria Pechino si giocherà un'importante ritorno di immagine, che potrebbe essere negativo o positivo, e dunque impattare anche sulla proiezione esterna della Cina.
Il 2020 è l'anno della cultura e del turismo Italia Cina. Quale sarà l'impatto sulle relazioni bilaterali?
Di certo il coronavirus cade in un periodo sfortunato per l'Italia. Sono stati già bloccati i viaggi di gruppo, che nel caso dei cinesi sono circa il 50 per cento di quelli che arrivano in Italia. Gli individuali non sono stati bloccati ma, complici anche lo stop ai voli di diverse linee internazionali, subiranno molte cancellazioni o rinvii. Possibile che nella seconda parte dell'anno la crisi possa andare verso la soluzione e i viaggi riprendano. Ma è inevitabile che gli effetti negativi si faranno sentire, anzi si fanno sentire già ora. Tra l'altro ricordiamo che la Cina rappresentà circa il 30 per cento del mercato globale del lusso e i cinesi comprano per il 56 per cento i prodotti di lusso all'estero. L'obiettivo, già dichiarato da Pechino, di voler portare questa ultima percentuale al 50 entro il 2025 potrebbe subire un'accelerazione a causa del virus. Non potendo viaggiare all'estero i cinesi faranno più acquisti online.
Ci saranno conseguenze per le aziende italiane? Per esempio, Fca stava trattando con Foxconn per le auto elettriche sul mercato cinese ma il colosso taiwanese ha perso il 10 per cento in Borsa il 30 gennaio.
Nel caso specifico non saprei. Quello che si può dire è che diverse aziende stanno ritardando il rientro dal Capodanno cinese. Un effetto ci sarà ma voglio sottolineare che questa non è la fine del mondo. Certo, ci potranno essere ripercussioni su alcuni prodotti nel breve periodo con ordini inevasi, ma è difficile immaginare che ci possa essere un impatto strutturale. La cina ripartirà.
Il coronavirus fermerà l'ascesa globale della Cina a livello geopolitico?
La risposta non è così immediata. Certo, nel medio periodo il fatto di dover attraversare due crisi sanitarie gravi in due decenni potrà avere qualche effetto, ma siamo in un momento in cui nulla è certo. Anzi, se invece gestirà la crisi con efficienza, la Cina potrebbe anche migliorare la propria immagine pubblica.
Ritiene che il tema del coronavirus possa essere utilizzato in maniera strumentale dai rivali politici, per esempio dagli Stati Uniti?
Al momento non mi pare ci sia questo rischio. La reazione di Donald Trump è stata pacata. almeno per ora. Non credo si possano risolvere dispute di altro tipo utilizzando una crisi sanitaria. Semmai ci sarà una grande attenzione per capire se potranno esserci dei contraccolpi sulla tenuta dell'industria tecnologica cinese. Ma qui stiamo parlando di una effettiva crisi umanitaria nella quale sarebbe importante anzitutto dimostrare di essere solidali.
In Italia, e non solo, si sono verificati alcuni episodi di sinofobia. Si rischia un passo indietro anche a livello culturale e di conoscenza reciproca?
Purtroppo sì. Bisogna immaginare questi cittadini cinesi, oppure italiani di seconda generazione, associati a situazioni di cui non sono minimamente responsabili. Abbiamo tutti quanti lo stesso livello di esposizione, non è che se uno è cinese o ha origjni cinesi è più esposto al virus. Le persone non c'entrano nulla. Ripeto, bisognerebbe essere solidali e anche intelligenti: l'Italia è un Paese che punta tanto sul turismo, sarebbe utilie mostrare vicinanza e sostegno alla popolazione cinese, per poi poter riprendere i contatti una volta terminata l'emergenza.