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Guerra Israele e la coalizione del genocidio, l'Occidente fa la doppia morale
Joe Biden

Guerra Israele e la coalizione del genocidio, l'Occidente fa la doppia morale

Da 199 giorni gli Stati Uniti invitano Israele e il suo governo alla moderazione. Lo fanno con la stessa bonomia che un padre userebbe nei confronti di un figlio viziato e ingestibile. Il segretario di Stato Antony Blinken in una delle sue ultime conferenze stampa ha usato il termine "mindful" per invitare Netanyahu a contenere il numero di morti a Gaza. Un termine che andrebbe bene in una seduta di yoga o meditazione, non certo in una conferenza stampa dove si parla di guerra e probabile genocidio. Una guerra per altro impari che da una parte vede schierata la seconda potenza militare del mondo, dall’altra il più grande campo di concentramento del pianeta, dove sono intrappolati come topi oltre due milioni di civili disarmati, il 70% dei quali donne e bambini.

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Da 199 giorni Blinken invita Netanyahu a fare attacchi più precisi e mirati. E più glielo ripete, più lui rincara la dose. E lo fa sbeffeggiando alleati e supporter i quali, proni come lo sono certi genitori attanagliati dai sensi di colpa, invece di punirlo, come per esempio è stato fatto con la Russia di Putin, lo sostengono, giustificando ogni sua malversazione, crimine, violazione, appropriazione indebita. Compresa quella delle terre e delle proprietà altrui che Israele sottrae ai palestinesi alla velocità del time-lapse. Una dinamica patologica perversa oggi premiata dalla Camera degli Stati Uniti con l'approvazione della fantasmagorica cifra di 26 miliardi di dollari. La decisione è stata giustificata con l’emergenza in corso in Israele a causa del contro attacco dell’Iran. Dovrà passare al vaglio del Senato, è vero, ma il più è fatto.

Il provvedimento, che Netanyahu e il suo governo leggono come una vittoria che dovrebbe sedare ogni preoccupazione sui legami tra Stati Uniti e Israele, è stato ostinatamente perseguito da Mike Johnson, Speaker della Camera. Si deve a lui se la legge sugli aiuti a Israele e all'Ucraina – che porta a casa 61 miliardi –, e quelli a Taiwan – 8 miliardi -, è stata votata sia dai democratici che dai repubblicani. Una partita di giro molto appetitosa. È noto infatti come funzionino i finanziamenti militari statunitensi: qualunque sia la cifra, chi la riceve ha l'obbligo di spenderla acquistando il materiale bellico dalle industrie produttrici americane. Solo una piccola percentuale della somma fornita, pari a circa il 10%, può essere spesa liberamente.

Il risultato di questa colossale montagna di denaro concessa a Israele, ufficialmente stanziata per consentirgli di difendersi da possibili e improbabili attacchi dell'Iran, con buona probabilità sarà investita nell'acquisto di armi con le quali Netanyahu “porterà a termine il lavoro a Gaza”, distruggendo Rafah e causando la morte di qualche altra decina di migliaia di palestinesi. Meglio se donne e bambini, per stroncare sul nascere ogni possibilità che si moltiplichino.

Nel mentre, dall’altro lato dell’Atlantico, l’Unione Europea e il Regno Unito, rimasti a loro volta indignati per il contro attacco simbolico dell’Iran, ignorando che quello di Teheran seguiva l’inaudito bombardamento e distruzione del suo consolato a Damasco - violazione che, val la pena ricordarlo, equivale a una dichiarazione di guerra – di comune accordo hanno deciso di sovvertire il Diritto Internazionale sanzionando l’aggredito e prosciogliendo l’aggressore.

Forse anche noi occidentali stiamo iniziando a leggere da destra a sinistra. Robert Inlakesh, del Palestine Chronicle, in un illuminante documentario apparso ieri pomeriggio sul sito della testata pone a tutti questa maliziosa domanda: “l’Occidente opera secondo un’ideologia suprematista?”. La risposta è nella domanda. Nelle scelte della coalizione del genocidio.






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