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Politica
Patto Ue, linea condivisa da Meloni, Giorgetti e i due vicepremier. Esclusivo
Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti

Meloni si candida alle Europee anche per giocare in prima persona la battaglia sul nuovo Patto di Stabilità nel Consiglio europeo

Ha destato molto scalpore sui giornali di casa nostra l’astensione di tutte le forze politiche italiane - tranne il M5S che ha votato contro - sulla riforma del Patto di Stabilità ieri a Strasburgo. C’è chi dice che astenendosi il centrodestra avrebbe sfiduciato il ministro Giorgetti, protagonista di una serrata trattativa a dicembre. C’è chi dice, specularmente, che il Pd avrebbe sfiduciato Gentiloni, che da Commissario agli affari economici è stato il responsabile del dossier.

In una girandola di accuse reciproche, le posizioni di merito non sono poi così lontane: a destra come a sinistra si imputa al nuovo Patto di essere ancora legato ai vecchi modelli dell’austerità di merkeliana memoria. Certo, da un lato il centrodestra rimarca i miglioramenti ottenuti grazie al lavoro del governo mentre dall’altro la sinistra ne sottolinea i peggioramenti rispetto alla versione iniziale di Gentiloni.

Intanto i Cinque Stelle a poche ore dal voto erano arrivati ad accusare di alto tradimento i partiti italiani che avessero deciso di votare a favore delle nuove regole, dando buon gioco ai meloniani che, ricordando il superbonus, non ne vogliono sapere di “accettare lezioni di gestione del debito pubblico da chi si è reso responsabile della più grande voragine nei conti dello stato degli ultimi decenni”.

Ora la partita si sposta al Consiglio europeo per il voto finale: lì sarà proprio il governo Meloni a dover decidere se confermare il sostegno al nuovo Patto espresso a dicembre o sposare la linea dell’astensione (che in Consiglio equivale a voto negativo) che proprio Meloni ha cucito addosso agli europarlamentari della coalizione in un lunedì di serrati contatti telefonici con Salvini, Giorgetti e Tajani. 

Nel centrodestra si respira aria tutto sommato serena sul punto, tutti si affrettano a confermare la fiducia a Giorgetti e nessuno sembra credere che il voto di Strasburgo causerà problemi all’Italia nei prossimi passaggi, a partire dal l’apertura della procedura per deficit eccessivo da parte della Commissione europea.

Se ne parlerà dopo le Europee e quindi intanto a Palazzo Chigi i meloniani possono godersi la larghissima vittoria in Basilicata e preparare la grande kermesse di apertura della campagna elettorale prevista a Pescara nel fine settimana. Lì Giorgia Meloni ufficializzerà la sua candidatura - ormai non ci sono più dubbi - e lancerà i temi della campagna di FdI. “L’Italia cambia l’Europa” è il titolo della manifestazione e anche lo slogan elettorale della premier. A giudicare dal voto dei suoi eurodeputati sulle nuove regole finanziarie la strada per cambiarla davvero sembra essere ancora lunga. Meloni lo sa ed è per questo che si giocherà la sfida in prima persona.






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