Uno spettro si aggira per l’Italia… la secessione del Nord
In contraddizione coi compagni di partito rimasti fuori, la presenza di Umberto Bossi alle celebrazioni alla Camera dei 60 anni dei Trattati di Roma – dove il presidente della Repubblica non ha detto ciò che serve a salvare l’Ue: federalismo e politiche industriali – a differenza di quanto sostenuto dalla maggioranza degli osservatori, non significa che il Senatur (“Sono qui per capire”) tradisce le ragioni della Lega Nord, ma che si sta surrettiziamente riaffermando il suo messaggio originario: il federalismo e la sua conseguenza che via via è andata scemando: la secessione democratica delle otto Regioni del Nord (se la stragrande maggioranza dei cittadini la chiedono democraticamente, nessuno può fermare tale processo… come in Catalogna, nei Paesi Baschi, in Scozia, in Irlanda del Nord… prima o poi in Tibet). Bossi non è andato diritto alla meta, ma ha scelto la via lunga e tortuosa (gli obiettivi si raggiungono per via retta… da Milano a Napoli si va in autostrada, non percorrendo strade statali e provinciali) alleandosi e governando con Silvio Berlusconi. (Per completezza si tralasciano le vicende personali: malattia e questioni giudiziarie-familiari).
Certo Matteo Salvini, attuale segretario della Lega Nord, è in disaccordo con questa visione se è vero che va a cercare i voti a Napoli – la città meridionalista per eccellenza visto che fu capitale del Regno delle Due Sicilie fino al 1861 -. Certo le Regioni Lombardia e Veneto, coi presidenti Roberto Maroni e Luca Zaia indiranno il referendum per le autonomie, che si terrà probabilmente in ottobre. In un’ ottica pragmatica e strettamente democratica e federalista (l’esempio sono gli USA) la secessione è teoricamente giusta. Niente di personale. Oltre il singolo individuo. Si rifletta. Tolta la pubblica amministrazione, la ricchezza delle otto Regioni del Nord è di gran lunga maggiore di quelle del Centro-Sud. Il solito pragmatico Donald Trump direbbe: io libero cittadino guadagno e do i soldi allo Stato centralista in modo sproporzionato, molti di più di quelli che rimangono sul mio territorio. Senza ricevere niente in cambio. Le mie strade sono distrutte, non c’è sicurezza; è pure arrivata la mafia a chiedere il pizzo. Devo pagare il debito del Comune di Roma. Se vado al mare al Sud, le spiaggie sono sporche, le case abusive arrivano in riva al mare, anche il mare è sporco e persino i finanziamenti dell’Unione europea per i depuratori non sono stati utilizzati. Non parliamo dello stato dei musei e via discorrendo. Che cosa ricevo in cambio? La simpatia della gente? E tutto ciò a prescindere dall’uscita dall’Unione europea e dall’euro, che pragmaticamente converrebbero a un’ipotetica “Repubblica italiana del Nord”.
Ernesto Vergani