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Roma
Siccità, caldo torrido, eventi estremi: il 2022 l'anno nero per l'Italia

Il 2022 è stato un anno nero per quanto riguarda il cambiamento climatico in Italia. La nostra penisola è stata investita da un'ondata di calore che non ha dato tregua neanche a dicembre, mese in cui le temperature sono state insolitamente alte. I mesi estivi sono stati roventi e sono stati funestati da una disastrosa siccità che ha portato fiumi come il Po quasi a prosciugarsi. Qual è la situazione? Quali sono stati i danni? E soprattutto cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

Bernardo Gozzini, direttore del consorzio Lamma, ente che fa parte del Dipartimento Sistema terra e tecnologie per l’ambiente del Cnr, dipinge una prospettiva fosca in tal senso: “Lo scenario che ci aspetta è questo: temperature sempre in aumento, siccità, incendi ed eventi estremi sempre più frequenti”.

Direttore Gozzini, il 2022 è stato davvero l'anno più caldo di sempre?

“Per l'Italia è stato l'anno più caldo di tutti dal 1800 a oggi, con un'anomalia di 1,15 gradi. Uno scarto notevole rispetto all'anno che deteneva il primato precedentemente, cioè il 2018 in cui l'anomalia è stata di 0,75 gradi. L'anomalia è calcolata sul trentennio 1991-2020, ma se lo confrontassi con i trentenni precedenti, tipo 1960-1990, l'anomalia sarebbe anche peggiore. Già qui si può dire che ci stiamo avvicinando rapidamente a quella soglia di 1,5 gradi da non superare indicata dalla Coop di Parigi. È stato l'anno più caldo per l'Italia, non per il mondo. Nella classifica degli anni più caldi ci sono tutti gli anni dal 2010 al 2022, con l'unica eccezione del 2003. C'è quindi un trend acclarato e quasi lineare di aumento delle temperature tutti gli anni”.

Qual è stato l'andamento della temperatura nel 2022?

“La particolarità del 2022 è che sono stati molto caldi i mesi di giugno, luglio, ottobre e dicembre, con più di 2 gradi di anomalia oltre la media di questi mesi. L'unico mese con una temperatura sotto la media è stato marzo. Gli altri mesi hanno avuto un'anomalia positiva di oltre un grado. L'unico mese che ha avuto una temperatura conforme alla media è stato aprile. E poi va detto anche che non è stato l'anno più caldo per quanto riguarda le temperature minime (quello è stato il 2018), ma è stato il più caldo per quanto riguarda le temperature massime. Inoltre praticamente l'inverno, non c'è stato”.

Quali sono stati gli effetti sull'ambiente?

“Anzitutto abbiamo avuto una delle più gravi siccità. Soprattutto per il Centro-nord è stata la siccità più intensa e più persistente dal 1800 a oggi. Nel Nord ci sono stati 11 mesi su 12 con precipitazioni sotto la media. Un'anomalia termica si è andata ad associarsi a un'anomalia idrica. Paradossalmente da questo punto di vista è andata meglio al Sud, dove ha piovuto di più, invertendo la tendenza storica. Lo stress termico e lo stress idrico provocano una vegetazione molto secca che è quindi più soggetta agli incendi. Infatti è stata un'annata eccezionale anche dal punto di vista degli incendi. Va detto anche che ormai la siccità è ricorrente: dal 2000 in Italia c'è una siccità ogni 5 anni circa”.

E poi ci sono anche gli eventi metereologici estremi

“Sì, perché il gradiente termico che si crea con il passaggio di aria fredda in quota porta a questi fenomeni, come per esempio quello che abbiamo visto nelle Marche. E poi anche in Toscana in agosto. Questi sono gli eventi che dobbiamo aspettarci per i prossimi anni”.

E quali sono stati i danni all'agricoltura?

“L'impatto è notevole. Anzitutto per quanto riguarda la produzione corrente. Per esempio già vediamo germogliare le mimose, che normalmente sbocciano a fine febbraio: un anticipo di stagione non indifferente. E anche altre piante stanno sbocciando prima del tempo, proprio perché è mancato il freddo che normalmente avrebbe impedito la ripresa della vegetazione. Il rischio è che se dovesse venire una gelata tardiva, tutte queste piante precoci morirebbero. Tutto questo potrebbe andare a compromettere la qualità dei nostri prodotti. Le apri, che in questo periodo dovrebbero essere a riposo, stanno già uscendo a cercare polline. Ciò compromette la produzione di miele. Inoltre stanno cambiando gli areali di coltivazione: in Trentino è arrivato l'ulivo che prima non superava l'Appennino, in Toscana abbiamo cominciato a piantare le viti a mezza collina e non più sul fondo valle e in Sicilia cominciano ad esserci piantagioni di frutti tropicali”.

Qual è la situazione della Capitale?

“Roma non è molto diversa dalle altre grandi città. Eventi che sembrano rari stanno diventando sempre più la normalità. C'è un aumento delle temperature, con una tendenza che supera di 1,2 gradi la media degli ultimi cinquant'anni. Una tendenza presente soprattutto nei mesi estivi, in cui si possono raggiungere anche i 2 gradi sopra la media degli ultimi cinquant'anni. E poi, nonostante Roma sia una città abbastanza verde, ha molte isole di calore. Quindi la temperatura nel centro cittadino è maggiore di quella che c'è nelle zone limitrofe, con una variazione di 3 o 4 gradi. Il verde urbano può mitigare l'effetto delle isole di calore, oltre a mitigare anche l'inquinamento atmosferico. Occorrerebbe quindi mantenere e rafforzare il verde pubblico”.

Quali sono le prospettive per il futuro?

“Andiamo incontro ad annate come il 2022, con temperature sempre in aumento, siccità, incendi e da eventi estremi che diventano sempre più frequenti. Lo scenario che ci aspetta è questo. Dobbiamo affrontare il cambiamento climatico cercando delle soluzioni. Soluzioni che consistono in parte nell'adattamento (uso del verde nelle aree urbane) e in parte nella riduzione per quanto possibile delle emissioni di gas serra (aumentare trasporto pubblico elettrico, ridurre il traffico ecc). Insomma tutti gli accorgimenti per ridurre le emissioni e adattarci a questi cambiamenti che sono all'ordine del giorno ormai”.

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