Affari Europei

Da Cameron a Hollande, da Draghi a Schaeuble. I piani per riformare l'Ue

Commissione meno potente. Ministro unico delle Finanze. Maggiore autonomia agli Stati. Un governo per tutta l'Eurozona. I piani di riforma per l'Ue sono tanti e firmati dai vari Hollande, Cameron, Draghi e Schaeuble. Solo una cosa è certa: un cambiamento serve. Già, perché la discussione in seno agli Stati membri sul ruolo dell'Unione Europea e sul suo significato è più forte che mai, soprattutto dopo la vicenda della crisi greca che ha segnato gli animi non solo ad Atene ma anche a Berlino e in tutto il resto del continente.

Il progetto di riforma più chiacchierato ed evidente è quello portato avanti dalla Gran Bretagna di David Cameron. Il premier britannico, riconfermato a Downing Street lo scorso maggio, ha da subito cominciato una campagna per il referendum su Brexit promesso già prima del voto interno. E Cameron sta cercando di accelerare i tempi visto che negli scorsi giorni ha promesso che la consultazione popolare si terrà entro il luglio del 2016, quindi entro un anno, e non entro il 2017 come sembrava inizialmente. I contorni del progetto di riforma di Cameron, che ha portato avanti una serie di incontri coi vari leader europei, non sono ancora del tutto chiari, cosa per la quale è stato contestato anche duramente sul piano interno. 

Quello che è certo è che Cameron chiede più autonomia di manovra a Bruxelles, come si è visto anche sulla questione degli immigrati, con Londra che ha chiarito sin da subito che non avrebbe partecipato alla ripartizione delle quote dei profughi. E la vicenda greca ha dato la spinta definitiva a Cameron ad accelerare i tempi sul referendum,

Più autonomia dal potere centrale di Bruxelles viene richiesto anche da diversi Paesi del Nord che gli scorsi mesi hanno visto trionfare a più riprese la destra populista, come la Danimarca e la Finlandia. Ma in questa scia si è inserito anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che dopo gli screzi in sede di negoziato con Atene ha tuonato: "Ora basta, la Commissione europea ha troppo potere. Bisogna tagliare quelli su concorrenza e mercato". L'obiettivo del potente ministro tedesco è dunque quello di staccare il cordone ombelicale da un organismo troppo invadente, secondo i dettami di Jean Claude Juncker.

C'è invece chi cambierebbe l'Europa per dargli più unità e dunque integrerebbe gli organismi esistenti e darebbe confini più precisi ai ruoli delle istituzioni statali e comunitarie. E' il caso di Pier Carlo Padoan, il ministro dell'Economia italiano, che ha più volte sottolineato che l'unione monetaria così com'è è incompleta. Il passo successivo dovrebbe dunque essere quello di far sì che l'unione diventi anche politica. In questo senso si è mosso François Hollande. Il presidente francese ha infatti sostenuto la necessità di un governo unico dell'Eurozona. Stesso suggerimento raccolto dalla Bce di Mario Draghi, che negli scorsi giorni ha suggerito l'istituzione di un unico ministro delle Finanze europeo. Tanti progetti, tante idee. Una cosa è sicura: l'Ue va cambiata.