Affari Europei

Filiera agroalimentare, da Strasburgo stop alle pratiche commerciali sleali

Il Parlamento europeo ha dato il via libera ad una direttiva per stroncare le pratiche commerciali sleali lungo la filiera agroalimentare

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

La filiera agroalimentare è composta alla sua base da centinaia di migliaia di piccoli imprenditori agricoli che producono le materie prime che a loro volta sono trasformate da un numero limitato di industrie o distribuite da grossisti. Il collo di bottiglia si ha con la grande distribuzione, dove poche centrali di acquisto fungono da tramite tra chi produce e i milioni di consumatori che ogni giorno fanno la spesa.

Questa concentrazione ha messo nelle mani di pochi un enorme potere contrattuale che, in un circolo vizioso fatto di continui ribassi di prezzo, ha portato alla diffusione di pratiche commerciali sleali. Per riequilibrare il rapporto tra produttori e GDO il Parlamento europeo ha varato un pacchetto di norme volte proprio a sanzionare i comportamenti scorretti.

È tutt’altro che inusuale infatti che la GDO paghi con grande ritardo prodotti già consegnati, che cancelli in maniera unilaterale e senza offrire alcun tipo di indennizzo merce prenotata e talvolta già spedita o che introduca modifiche retroattive all’ordine, lasciando all’agricoltore o al trasformatore l’onere di modificare il prodotto da consegnare.

Molti acquirenti poi si rifiutano di firmare contratti scritti, vincolanti dal punto di vista legale. In altri casi avviene che il prodotto invenduto venga restituito al fornitore senza alcun tipo di pagamento. Capita poi che sul produttore vengano caricati i costi di pubblicità oppure di sconti e promozioni. Tutte pratiche sleali che generano un danno annuale pari a 10 miliardi di euro e altri 4,4 miliardi per costi aggiuntivi.

“Questa è una grande vittoria per tutti gli agricoltori che fino ad oggi subivano le pratiche sleali della grande distribuzione e non avevano strumenti per ribellarsi“, spiega ad Affaritaliani Paolo De Castro (PD), primo vicepresidente della Commissione agricoltura al Parlamento europeo e relatore della riforma.

Grazie al lavoro dell’aula di Strasburgo è stata assicurata anche una maggiore protezione dell’agricoltore, che spesso non denuncia chi viola la legge per paura di ritorsioni. “Abbiamo rafforzato il concetto della denuncia anonima, introducendo la possibilità che a presentare un esposto sia l’associazione di categoria e non più l’agricoltore. In questo modo si introduce un filtro che tutela l’anonimato del soggetto”, spiega De Castro, che si é battuto in Aula per difendere i diritti degli agricoltori e ha ottenuto che basti anche solo la minaccia di ritorsioni per fare scattare le sanzioni.

Le nuove regole europee non sono certo una bacchetta magica che elimina le pratiche commerciali sleali, ma rappresenta un importantissimo primo passo verso un riequilibrio della filiera agroalimentare dove oggi grandi centrali di acquisto detengono un potere smisurato. La necessità di intervenire con forza è stata ben rappresentata anche dall'appoggio trasversale ottenuto dal testo in Parlamento, dove ben 589 deputati hanno votato a favore, mentre solo 72 si sono espressi in maniera negativa e 9 si sono astenuti.

Ora spetta agli Stati membri implementare le norme europee e già il ministro Gian Marco Centinaio sì è detto favorevole ad una rapida ricezione nella legislazione nazionale delle norme europee. C'è poi la possibilità di allargare la casistica (già molto ampia), andando a colpire altre pratiche sleali come ad esempio le aste al buio al doppio ribasso.

Si tratta di aste in cui al fornitore viene chiesto un preventivo. Sulla base di quello più basso viene poi fatta una seconda asta. In questo modo gli operatori sono spinti a vendere i prodotti praticamente al costo di produzione.

“Non potevamo considerare le aste come un pratica sleale in assoluto perché sono uno strumento utile che funziona bene nella maggior parte dei casi”, puntualizza De Castro. “È l’abuso di questo strumento che deve essere sanzionato, ma può esserlo solo a livello nazionale. Spero per questo che il ministro Centinaio intervenga per tutelare gli agricoltori. L’altra pratica sleale che non è stato possibile inserire a livello europeo é la vendita sottocosto, che auspico venga repressa attraverso una normativa nazionale”.

A questo link é possibile scaricare un libro dedicato alle pratiche commerciali sleali.