Infrastrutture, Pogliese: "Il Sud Italia sia il porto d'Europa"
Commerci internazionali e corridoi europei, l'Italia é un porto naturale in mezzo al Mediterraneo. Ma servono investimenti e politiche di sviluppo. L'intervista
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
Oggi le grandi navi portacontainer che arrivano dalla Cina e da tutta l'Asia passano il Canale di Suez, attraversano il Mediterraneo e risalgono la costa nord dell'Europa fino ad arrivare a Rotterdam e Amburgo. Un viaggio più lungo rispetto a quello che terminerebbe nei porti italiani, reso però necessario dalla mancanza di infrastrutture di porto e retroporto. "Una opportunità di sviluppo mancata per tutta l'Italia, ma per il Sud in particolare", spiega ad Affaritaliani.it Salvo Pogliese, eurodeputato siciliano di Forza Italia e membro della Commissione trasporti, che ha seguito da vicino l'emblematico caso del porto di Catania.
Pogliese, che cosa é successo a Catania?
"Due anni fa il porto della città fu escluso dalla rete TEN-T, quell'insieme cioè di infrastrutture di trasporto su cui l'Europa investe per garantire una libera circolazione di merci e persone all'interno dell'Europa".
Perché é stato escluso?
"Per rientrare nella rete TEN-T bisogna che il porto superi certi volumi di merci movimentate o di persone trasportate. Catania, secondo la Commissione europea, non superava nessuno di questi criteri, noi abbiamo sostenuto che i dati in possesso di Bruxelles non erano corretti e dopo due anni di battaglie siamo riusciti a far riammettere il proto nella rete TEN-T".
Che cosa avrebbe significato essere esclusi?
"Fare parte della rete TEN-T permette al porto di Catania di accedere a bandi con finanziamenti europei significativi, per tutta le rete sono 26 miliardi di euro. La riammissione é una ottima notizia per il sistema infrastrutturale siciliano e nazionale".
L'Italia é un porto naturale che si estende nel bel mezzo del Mediterraneo, eppure le navi portacontainer che attraccano non sono molte e lo fanno soprattutto nei porti del nord, come mai?
"Perché mancano le infrastrutture portuali e di retroporto. I portacontainer di ultima generazione non riescono ad attraccare in molti dei nostri scali e anche se lo facessero spesso mancano le infrastrutture per trasportare i container nel nord Europa".
La Sicilia in questo é ancora più svantaggiata...
"In Sicilia non ci possono essere i grandi scali merci del Nord Europa, dobbiamo piuttosto pensare ad un progetto di sviluppo che ci veda come un hub di smistamento delle merci provenienti dall'Asia, dal Medio Oriente e dall'Africa. In prospettiva il porto di Augusta ha le carte in regola per essere uno scalo importante".
Pechino ha inaugurato la nuova Via della seta, un faraonico progetto infrastrutturale da 113 miliardi di dollari con investimenti in porti, strade e ferrovie. Come valuta questo progetto?
"La nuova Via della seta rappresenta una grande opportunità ma ha anche dei rischi. Con la costruzione di infrastrutture per i trasporti la Cina vuole assicurare l'accesso dei suoi prodotti ai nostri mercati. Il rischio é di vedere ancora più merce proveniente da Oriente di quanta già non ce ne sia. Ci sono però anche delle opportunità".
Quali?
"Prima di tutto la possibilitá di portare in Cina i nostri prodotti. Inoltre Pechino sta investendo pesantemente nei porti e la speranza é che anche la Sicilia sia interessata, anche se con l'acquisto del Porto del Pireo sembra che Pechino stia puntando sulla rotta balcanica".
In che senso?
"Pechino ha ottenuto dal governo Greco la gestione di una parte del porto del Pireo su cui ha investito pesantemente e che é passato da movimentare 500mila container all'anno agli attuali a 3,1 milioni. Le navi attraccano lí e poi le merci risalgono i Balcani verso il nord Europa".
In Italia quindi non ci saranno investimenti?
"E' difficile dirlo, ma sembra Pechino guardi a Genova e Trieste, anche se noi ci batteremo per sottolineare la centralità della Sicilia ".