Papa Francesco e il sacco a pelo bianco - Affaritaliani.it

Lo sguardo libero

Papa Francesco e il sacco a pelo bianco

Di Ernesto Vergani

In un mondo secolarizzato, soprattutto nei Paesi più ricchi, dove il denaro è diventato la nuova divinità e l’unico comandamento è “consuma”, la morte di Papa Francesco chiude una stagione eccezionale e insieme rivelatrice della Chiesa. Una stagione in cui si è scommesso tutto sulla radicalità evangelica, come ultima carta per salvare un cattolicesimo in declino – soprattutto in Sud America, dove le Chiese pentecostali dilagano come fast food dello spirito.

Francesco non è stato un Papa istintivamente intellettuale e poeta come Giovanni XXIII. È stato, piuttosto, un geniale uomo di – nel senso positivo del termine - marketing spirituale. Ha saputo costruire l’immagine di un Papa “dalla parte della gente”, anche a costo di banalizzare il messaggio. Emblematica quell’immagine: un sacco a pelo bianco, donato a un senzatetto, lasciato il giorno dopo marcire davanti a San Pietro. Per qualche ora simbolo di misericordia, poi semplice rifiuto urbano.

Gesuita fino in fondo – e dunque interprete della “volontà pura” della Chiesa – Francesco ha parlato agli ultimi, ai marginali, agli scartati. Una scelta che non è solo spirituale, ma profondamente strategica: secondo gli studi, le società più ricche tendono all’ateismo perché il benessere non viene più percepito come dono divino. Al contrario, nei momenti di crisi la fede esplode, nutrita dall’irrazionale. E intanto, dentro la Chiesa, i seminari, in particolare nei Paesi benestanti, sono vuoti, i giovani preti sono sempre meno e troppo spesso coinvolti in scandali: pornografia, omosessualità, pedofilia. Una degenerazione che ha trasformato la formazione religiosa in un campo minato e, spesso, in una farsa.

Francesco ha parlato di giustizia sociale, amore, perdono, ma ha rischiato di dimenticare la prima verità del cristianesimo: l’immortalità dell’anima. Eppure, in un tempo in cui Donald Trump The Anomaly – trasforma l’America in una potenza bulla, promettendo ricchezza senza etica, e Vladimir Putin restaura l’impero del potere personale e dell’avidità, quel messaggio evangelico – radicale, semplice, umano – si è rivelato più necessario che mai.

Oggi la Chiesa cattolica deve ritrovare un’anima spirituale capace di visione razionale, che parli al cuore senza smettere di nutrire l’intelligenza, e che sappia orientare scelte politiche concrete. Perché, a vedere le immagini dei migranti incatenati nei porti o nei deserti, il pensiero di Francesco sembra nei fatti non aver inciso sulle decisioni dei potenti. In questo senso, il successore di Francesco dovrà raccogliere la sua eredità, farla crescere e portarla oltre.