Olio di palma, consumatori dicono no. Riserve di burro in esaurimento. Replica
I consumatori non vogliono più l'olio di palma. L'industria alimentare aumenta l'utilizzo del burro. Che ora comincia a mancare. Allarme in Francia. La replica
I consumatori non vogliono più l'olio di palma
Da ormai diverso tempo l'olio di palma è entrato nel mirino dei media prima e delle associazioni dei consumatori poi. In molti hanno avanzato dubbi sulle proprietà contenute nell'alimento e sulle sue possibili ripercussioni su chi lo assume. La conseguenze, molto semplice, dopo la diffusione di notizie allarmanti a proposito dell'olio di palma è stato il crollo delle vendite del prodotto.
L'industria usa il burro. Che ora comincia a mancare
L'industria alimentare ha dovuto dunque prendere delle contrimisure per fare fronte alla situazione e ai fari accesi sull'olio di palma. Così ha iniziato a utilizzare in maniera maggiore il burro per la produzione di olio. Una mossa che può da una parte tranquillizzare i consumatori ma che dall'altro lato ha delle conseguenze non trascurabili. Il burro, infatti, sta cominciando a mancare.
Penuria di burro in Francia
La situazione più grave di penuria di burro la sta vivendo in questi giorni la Francia. Il ministro dell'Agricoltura, Stephane Travert, ha riconosciuto oggi che la Francia è in deficit di burro, tra gli ingredienti simbolo della gastronomia transalpina, ma garantisce che la situazione verrà risolta in tempi brevi. "Il nostro mercato nazionale si trova in deficit di forniture di materie prime e di burro", ha ammesso il ministro, dopo giorni di polemiche e le vaschette di burro sempre più rare sugli scaffali di alcuni supermercati. "Ma questa penuria non durerà", ha aggiunto.
I motivi della mancanza di burro
Da qualche settimana, consumatori e distributori assistono alla riduzione delle forniture, in particolare, in alcune regioni come Franca-Contea, Normandia, Bretagna, Centre-Val-de-Loire. "Prodotto non disponibile", è stato affisso laddove solitamente venivano sistemate le vaschette du burro. Travert ha spiegato che la situazione è dovuta a una "riduzione dello stoccaggio (di latte,ndr.) sul periodo estivo, coniugata a una domanda molto forte dei Paesi stranieri che hanno fatto salire i prezzi". Tutte cause vere, che però vanno aggiunte al sovrautilizzo del burro per la sostituzione dell'olio di palma.
Riceviamo e pubblichiamo la precisazione che segue
BURRO VS OLIO DI PALMA: ALLOCCA, PRES. UNIONE OLIO DI PALMA SOSTENIBILE “L’AUMENTO DEL PREZZO DEL BURRO NON DIPENDE DALL’OLIO DI PALMA. SOSTITUIRE PALMA CON BURRO NON DA’ BENEFICI NUTRIZIONALI E AMBIENTALI”
In questi ultimi giorni sono apparsi sui mezzi di informazione diversi articoli che hanno provato a giustificare il forte aumento di domanda di burro in Italia, e il conseguente aumento dei prezzi, con il calo delle vendite di olio di palma. Negli articoli si sottolinea come il burro sia stato preferito per la sua valenza nutrizionale, contrapponendolo all’olio di palma definito, talvolta, come cancerogeno. Su queste affermazioni, è intervenuto Giuseppe Allocca, Presidente dell’Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile: “Ancora una volta, si strumentalizza e si denigra l’olio di palma, questa volta addirittura per giustificare l’aumento del costo del burro. E’ una tesi scorretta, perché le politiche di prezzo in generale – come tutti sanno – seguono logiche di mercato diverse. Così come è assurdo voler lasciare intendere ai consumatori che la scelta di sostituire l’olio di palma con il burro comporti un vantaggio dal punto di vista nutrizionale, dal momento che - su 100 grammi di prodotto - il burro contiene circa il 49% di grassi saturi contro il 47% dell’olio di palma 1 , che tra l’altro è privo di colesterolo. E’ davvero il momento di smetterla di confondere i consumatori, sia in materia nutrizionale che ambientale”.
Sono i fatti a confermare le tesi dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile:
Se il burro contiene più grassi saturi dell’olio di palma, perché sostenere che la sostituzione sia motivata da aspetti nutrizionali? Tra l’altro, uno studio comparativo di Campagne Liberali mostra che chi ha riformulato i propri prodotti sostituendo l’olio di palma con altri grassi vegetali o animali – solo in alcuni casi con il burro - ha spesso ottenuto risultati simili o peggiori in termini nutrizionali di apporto di grassi saturi
Perché affermare che l’olio di palma è cancerogeno? Ad oggi nessun Istituto o Ente o Organizzazione nazionale o internazionale ha mai ritenuto di vietare o eliminare l’olio di palma dall’alimentazione. Lo stesso parere dell’EFSA, che ciclicamente viene erroneamente citato, si riferisce a contaminanti di processo che possono formarsi durante la lavorazione di tutti gli olii e grassi vegetali.
Lo studio afferma – a pagina 92 - che “Non sono stati identificati dati rilevanti relativi alla tossicità di questo ingrediente” (l’olio di palma)
E’ ormai chiaro che la presenza di contaminanti negli oli vegetali raffinati dipende da come l’olio viene raccolto, stoccato e lavorato, non dal fatto che si tratti di olio di palma o di olio di semi o altro tipo di olio. Come mostra lo studio di Stiftug Warrentest, la più importante associazione di consumatori tedesca, un olio di palma trattato a basse temperature può essere migliore rispetto a un qualsiasi altro olio vegetale di scarsa qualità o trattato in modo non ottimale. Anche in termini ambientali, l’olio di palma si conferma quello più sostenibile in assoluto (sia per l’utilizzo di suolo che per la minore richiesta di pesticidi, fertilizzanti, acqua, energia).
L’eventuale sostituzione con il burro, implica un maggior impatto sull’ambiente: uno studio recente di Climate Focus conferma che la produzione di olio di palma impatta sull’ambiente meno dell’allevamento e di altre colture come, mais e soia, senza considerare che, a oggi, la filiera dell’olio di palma è quella che più si è impegnata per adottare criteri di sostenibilità.