Affari Europei
Terrorismo, Costa ad Affari: “Cultura essenziale per contrastare il radicalismo”
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
Onorevole Costa, esiste una relazione tra cultura, istruzione e radicalizzazione?
“Nell'ultimo anno nella mia Commissione ci siamo concentrati proprio su questo rapporto che esiste ed é forte. La radicalizzazione é più facile tra le persone che non hanno accesso alla cultura e all'istruzione. Non mi riferisco solo ai migranti, ma anche ai giovani rimasti ai margini della società, che trovano nell'estremismo uno sfogo e una ragione di vita”.
Che cosa avete chiesto nella risoluzione che é stata approvata dal Parlamento europeo?
“Abbiamo chiesto una maggiore mobilita dei giovani e degli insegnanti e un dialogo inter-religioso e interculturale che abbia come scopo quello di promuovere i valori fondamentali comuni. La diversità religiosa deve essere un arricchimento, non un motivo di scontro né di annientamento delle identità culturali”.
C'é il rischio che l'Europa dimentichi le sue origini?
“Gli europei devono riscoprire i valori, religiosi e non, che sono al centro dell'essere europei. Per questo io sono favorevole al fatto che nelle scuole si festeggi il Natale, ma sono anche favorevole che a fianco del presepe vengano introdotti simboli delle altre religioni”.
Il modello di assimilazione francese ha fallito?
“E' un modello che non ha funzionato. Mantenere la religione esclusivamente nella sfera privata non possibile. In Francia e in Belgio abbiamo assistito ad una islamizzazione della radicalizzazione. Davanti ad uno smarrimento valoriale e ad una crisi economica le proposte forti dell'Isis hanno trovato terreno fertile nei giovani”.
L'interculturalitá e l'inter-religiositá sono dunque la soluzione?
“I migranti stanno compensando la denatalità europea. E' chiaro dunque che in Europa le religioni saranno sempre di più e con equilibri differenti. Il pluralismo religioso é sotto gli occhi di tutti, ma va interpretato e gestito. Serve un dialogo interculturale e inter-religioso in tutti gli ambiti. Le religioni, nel confronto, iniziano ad abituarsi a gestire i conflitti e al rispetto comune”.
Quindi più fondi alla cultura?
“Occorre un ampliamento dell'accesso alla cultura. Deve essere il quarto pilastro dello sviluppo sostenibile a fianco di economia, ambiente e sociale. I luoghi della cultura devono parlare non solo ai soliti target, ma andare oltre. All'interno di Europa creativa ci sarà un bando proprio rivolto ai progetti che puntano su una maggiore integrazione culturale”.
Questi principi come convivono col dramma dei migranti che stanno arrivando in Europa?
“Per i ragazzi rifugiati che sono nei campi noi dobbiamo assicurare l'istruzione. E poi dobbiamo incentivare uno scambio di studenti universitari, formare dei corridoi educativi. Qualcosa già si muove: il Politecnico di Milano, Ca' Foscari e lo Iuav hanno deciso di ospitare cinquanta studenti profughi”.
Bisogna anche cambiare la percezione che gli europei hanno dei migranti?
“La parola migrante ha ormai assunto una connotazione negativa. Viene associato alle malattie, alla delinquenza, alle molestie sulle donne. C'é anche una mancanza di consapevolezza del fenomeno, che viene percepito molto più ampio di quello che in realtà é”.
In Europa sono arrivati decine di migliaia di minori non accompagnati. C'é un'attenzione speciale per queste persone?
“C'é un'attenzione specifica, anche a livello educativo. Sono una quota significativa degli arrivi e spesso hanno dietro famiglie distrutte oppure sono stati mandati in Europa dai genitori”.