No all’effetto struzzo, il calcio italiano è in crisi economica

Sullo slancio dell’esaltazione il settore potrebbe chiedere aiuti al Governo, Mario Draghi sa cosa fare

L'OPINIONE di Ernesto Vergani
(foto Lapresse)
Lo sguardo libero
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E’ stato giusto celebrare la vittoria degli azzurri a UEFA EURO 2020 per gli effetti che ha avuto sull’unità del Paese, sulla ulteriore fiducia internazionale che ha generato nei confronti della nostra economia, già ai massimi livelli grazie all’azione e alla credibilità globale di cui gode il premier Mario Draghi, sull’aspirazione europeista dal momento che si è trionfato contro l’Inghilterra sovranista. Tuttavia, sebbene caratteristiche tra le più rare nelle persone, esistono il tatto e il senso della misura: così da un lato è sfuggita di mano, come ricordato dal prefetto di Roma Matteo Piantedosi, la festa degli azzurri nel centro della capitale sul pullman scoperto con i rischi di disordine pubblico e contagi da Covid-19. Dall’altro lato, in ambito minore, per esempio, Giorgio Chiellini, realizzando il video autocelebrativo del gorilla italico, non ha tenuto conto del proverbio Chi si loda si imbroda.

In particolare, siccome nulla è totalmente perfetto, non va dimenticato che il calcio vive una forte crisi economica. Situazione grave quella italiana perché nata da una cattiva gestione, vissuta alla giornata, senza pensare al futuro. C'è da scommetere che, sull'impeto dell'entusiasmo, il calcio chieda aiuti economici al Governo, tuttavia Mario Draghi, che ha ben chiaro che le aziende sopravvivono se generano redditività e che non sono eterne, saprà cosa fare. Due sembrano le strade principali per salvare lo sport nazionale. La prima è la  diminuzione degli ingaggi e paradossalmente la vittoria di Londra potrebbe essere controproducente perché i campioni azzurri, le cui quotazioni di mercato sono salite, potrebbero chiedere compensi più alti. Responsabilità è quindi anche dei calciatori: Sandro Tonali si è ridotto l’ingaggio pur di restare al Milan, cosa che per esempio non ha fatto Gigio Donnarumma. La seconda sono gli stadi di proprietà, che possono garantire una redditività costante nel tempo rispetto a cui pianificare gli investimenti.