Vaccini, calo della richiesta ma Big Pharma fattura uguale. Prezzi raddoppiati

In due anni si è passati da 18 a 37 dollari a fiala di siero anti-Covid. A rimetterci sono gli Stati che acquistano e non smaltiscono

Coronavirus

Vaccini anti-Covid, Europa e Stati Uniti restano i mercati più ricchi

L'emergenza Coronavirus sembra essersi attenuata e le domande di vaccini, soprattutto per chi ha già ricevuto almeno due dosi, è calata vistosamente negli ultimi mesi. Ma c'è un dato che resta costante, a guadagnarci - si legge sul Fatto Quotidiano - sono sempre le Big Pharma. Il motivo? Nel frattempo i prezzi a cui gli Stati acquistano sono aumentati. Raddoppiati, per essere precisi. Per contrastare il calo degli ordini le aziende hanno aumentato di molto i prezzi di vendita. I vari Stati del mondo nel 2021 avevano speso mediamente 18 dollari a dose. Quest’anno l’asticella ha toccato i 25 dollari. E nel 2023 salirà a 37 dollari. Un aumento del 105% in due anni.

I mercati più ricchi - prosegue il Fatto - restano quelli di Europa e Stati Uniti. Nell'Ue sia Pfizer che Moderna hanno già gonfiato i listini rispetto al 2020. Secondo il Financial Times, il prezzo pagato dalla Commissione europea a Pfizer è passato dai 15,5 euro per dose del primo contratto ai 19,5 euro di quello firmato l’anno scorso; è il famoso accordo da 1,8 miliardi di dosi negoziato direttamente da Ursula von der Leyen con il ceo di Pfizer, Albert Bourla. Anche Moderna ha alzato il prezzo con l’Ue. Mentre nel contratto del 2020 una dose valeva 22,60 dollari euro, nell ’ultimo accordo, valido per 150 milioni di iniezioni, il prezzo è salito a 23,15 dollari a dose.

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