Il Ballo del Doge festeggia 30 anni. "È tra i 10 eventi glamour al mondo"

Il Ballo del Doge ha festeggiato i suoi primi 30 anni, tra ospiti illustri, artisti e abiti d’epoca

di Chiara Giacobelli
Costume

Antonia Sautter è la madrina del Carnevale veneziano, ma è anche l’organizzatrice di un evento a dir poco meraviglioso: Il Ballo del Doge. Quest’anno è stato festeggiato il suo trentesimo compleanno alla Scuola Grande della Misericordia, con oltre 100 artisti e 500 invitati.

Varcare le porte de Il Ballo del Doge è come entrare in un mondo di magia, di sogno, di straordinaria bellezza, eleganza, glamour e lusso. Per parteciparvi arrivano da ogni dove, ma quando si è immersi in quell’atmosfera fiabesca è difficile rendersi conto di quanto lavoro, dedizione e passione ci siano dietro a una serata del genere. Antonia Sautter non è soltanto un’organizzatrice di eventi tra i più spettacolari del Carnevale veneziano, ma è prima di tutto un’artigiana, che ha saputo concedere alle proprie creazioni il tempo richiesto per raggiungere la perfezione. Inoltre, è una donna e un’imprenditrice di successo: nessuna meglio di lei può raccontarci che cosa significhi far diventare realtà un sogno. Affaritaliani.it l’ha intervistata per scoprire i suoi segreti, i progetti, gli insegnamenti tratti dalla vita e da una lunga carriera.

Antonia Sautter - Photo Credit: Il Ballo del Doge

Antonia noi ci siamo conosciute otto anni fa, lei era già un’imprenditrice affermata, ma nel frattempo ne ha fatta ancora molta di strada. Che cosa significa per lei questo anniversario?

“Significa molto. Innanzitutto l’aver capito che inseguire, proteggere e credere nei propri sogni porta infine a dei risultati concreti: contare su un cast artistico straordinario, poter esprimere la mia creatività e quella dei miei partner, riuscire nell’impresa difficilissima di emergere a Venezia, meta del turismo di massa ma anche culla di eccellenze che è importante coltivare. Dietro alla facciata splendente del ballo così come lo vedono gli ospiti da fuori, ci sono in realtà tanti sacrifici e un’immensa tenacia. Io e molti altri artigiani non abbiamo mai smesso di credere nel nostro mestiere, pertanto per me Il Ballo del Doge significa anche far lavorare centinaia di professionisti nell’ambito dell’artigianato e della tradizione; ad esempio, collaboro con alcune sarte della vecchia generazione e al contempo con tanti giovani, necessari al passaggio generazionale. Si tratta di attività umili, ma importanti in quanto produttive e indispensabili per far diventare realtà i sogni”.

Due sono stati i leitmotiv di questa edizione: l’arte di sognare come stile di vita e il celebrare una nuova era. Come immagina questa nuova era in arrivo, o come le piacerebbe che fosse?

“Credo che sia necessario passare dall’era della velocità e del tutto subito, che si ottiene con un click, a un altro modo di porsi nei confronti del lavoro: l’apprendimento, specie nelle arti artigianali, richiede tempo, preparazione, meno social e più dedizione alla creatività vera, forse anche più introspezione. Inoltre immagino un’era in cui si sia capaci di fare squadra: basta isolarsi dietro allo schermo di un cellulare o di un computer; è bene riprendere l'abitudine di fare le cose insieme, confrontandosi e creando. Il tema dell’autocelebrazione, invece, invita a credere in sé stessi e a mostrare ciò che si è, senza aver paura di ricevere delle critiche. Se una persona ha successo quasi sempre è perché dietro ci sono anni di studio e di impegno: mostrare tutto ciò porta a spronare gli altri a fare meglio, ben oltre i reel o le storie di Instagram. L’affermazione di sé deve avvenire attraverso la profonda consapevolezza del proprio lavoro”.

La torta per il trentesimo anniversario - Photo Credit: Il Ballo del Doge

Da imprenditrice e donna di successo, come vede l’evolversi del ruolo della donna in questi trent’anni?

“Sicuramente c’è stata un’importante presa di coscienza, tuttavia c’è ancora molto cammino da fare e non è affatto facile, perché certi preconcetti sono restii a cambiare. Educare il mondo non è semplice, tanto più considerando che in Italia ci sono pochi aiuti per le donne imprenditrici, bisogna essere delle Wonder Women. È ancora radicata la visione che il tempo e l’emotività dedicati da una donna alla famiglia la renda debole. Per quanto mi riguarda, ho impostato il mio management non sulla forza, ma sulla condivisione: mi piace parlare con ognuno dei tasselli fondamentali per la riuscita di un evento. Certo, questo atteggiamento può essere pericoloso per l’autorità, però è molto più gratificante. In questi anni il management al femminile ha prodotto ottimi risultati e io credo che non debba voler assomigliare a quello maschile; il cuore rende fragili, ma l’entusiasmo e la passione di tutti è più forte”.

Il menù della trentesima edizione - Photo Credit: Il Ballo del Doge

Parlando appunto della sua carriera e della sua esperienza, quali sono state le difficoltà maggiori da superare? E quali, invece, le gratificazioni?

“Di difficoltà ce ne sono state tante, anche se a volte non me ne sono nemmeno accorta perché sapevo che erano parte del gioco. Se non si è delle regine guerriere non si va da nessuna parte. Venezia è una città straordinaria, non potrei vivere altrove, ma allo stesso tempo ogni cosa fatta qui riceve una grande visibilità e quindi richiede una maggiore responsabilità. Personalmente non ho mai sentito il mio lavoro come tale, piuttosto è sempre stato la mia missione, il mio progetto di vita; poter esprimere con coraggio quella che sono, senza paura delle conseguenze. Ho cominciato da zero, non ho lavorato nell’ambito dell’organizzazione di eventi e mi sono dovuta inventare tutto. Dal mio punto di vista si raccolgono i frutti della fatica non tanto quando si inizia a guadagnare, perché facendo questo mestiere non si diventa certo ricchi, ma quando si legge nei volti delle persone la gioia di indossare un costume straordinario, o di essere parte di un incantesimo creato appositamente per loro: ecco, è in questi momenti che ne vale la pena”.


Antonia Sautter - Photo Credit: Il Ballo del Doge

Ha un ricordo particolare de Il Ballo del Doge nel cuore?

“Sì, ce l’ho. Non vorrei risultare patetica, ma nella vita di ogni persona ci sono momenti difficili e per me lo è stato il 2004, quando avevo perso da poco mio marito, ma dovevo ugualmente essere concentrata sulla buona riuscita del ballo. Al termine della serata, alle tre di notte a Palazzo Pisani Moretta, avevo il cuore lacerato e stavo proprio pensando di mollare tutto; mentre ero lì che guardavo il Canal Grande da sola, gli ultimi due ospiti sono scesi per prendere il taxi e lui in francese mi disse: lei è la pagina che non avremmo mai voglia di girare. Mi sono commossa e ho capito che, qualunque cosa fosse accaduta, era quella la mia vita”.

Il suo sogno nel cassetto?

“Ne ho tantissimi. Il mio cervello produce sogni, progetti e se qualsiasi stimolo arriva a colpirmi sono pronta per l’avventura. Se devo sceglierne uno, mi piacerebbe realizzare un grande spettacolo dedicato all’identità femminile, alle donne che hanno lasciato una traccia nella storia del mondo. Vorrei far riscoprire l’empowerment al femminile attraverso la mia capacità creativa, per far prendere coraggio alle donne e non aver più paura di essere ciò che sono. Ho già pronto uno spettacolo che prevede una performance teatrale e una sfilata di moda: sarà un viaggio nell’universo femminile leggiadro, capace di divertire e stupire con le coreografie e le musiche. Forse presto diventerà realtà… chissà!”.  

Antonia Sautter con Federica Pellegrini - Photo Credit: Il Ballo del Doge

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