Alluvione, Ciciliano: "L'Italia è tutta come l'Emilia, non basta pulire gli alvei dei fiumi. Bisogna cambiare mentalità"

Il capo della Protezione civile: "Bisogna fare più prevenzione. Dobbiamo formare i giovani sull'importanza della difesa del territorio"

di redazione cronache

Fabio Ciciliano

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Alluvione, Ciciliano lancia l'allarme: "Il 95% del territorio italiano è a rischio"

L'Italia sta facendo i conti con l'ennesima alluvione, la regione più colpita dal maltempo è stata ancora una volta l'Emilia Romagna. Nel Bolognese la situazione più grave con un morto e tremila sfollati. Il capo della Protezione civile Fabio Ciciliano lancia l'allarme: "Il 95 per cento del territorio nazionale - dice Ciciliano a Il Corriere della Sera - è a rischio idrogeologico. Non c’è una regione dove è peggiore, o un territorio più al riparo di altri. Per questo serve un’attività diffusa di mitigazione degli scenari. In questo ambito bisogna tenere presente che l’autunno è appena iniziato. L’augurio è che quanto accaduto fino a oggi non si ripeta, purtroppo sospetto che non sarà così. La parola è sempre quella: prevenzione. Noi siamo come il medico del pronto soccorso che affronta l’emergenza, ma è il medico di base che deve fare in modo di evitare il più possibile le urgenze. L’Italia è un po’ tutta come l’Emilia-Romagna, le amministrazioni locali, ognuno per la propria parte, Comuni, Regioni e anche le prefetture, devono pensare all’ordinario, alle attività di prevenzione sul territorio".

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"Non basta - prosegue Ciciliano a Il Corriere - pulire gli alvei dei fiumi, serve un progetto di formazione individuale a quella che è la protezione civile e che deve cominciare fin dalla scuola elementare. È un fatto culturale, in modo da avere giovani che fra 15-20 anni avranno un bagaglio di conoscenze nella difesa del territorio che è un patrimonio di ritorno. Inoltre, costa molto meno che affrontare tutta una serie di emergenze. Sul fronte della gestione delle urgenze non siamo indietro, anzi tutto il mondo ci fa i complimenti, siamo un modello da seguire a livello internazionale. Ma formare una generazione di italiani sensibili a questi temi richiede tempo. Dobbiamo anticipare quello che accadrà per forza di cose. Siamo consapevoli che i fenomeni atmosferici si stanno modificando ma questo non accade con i nostri comportamenti".

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