Alluvione, le carte inchiodano Bonaccini: la Regione affonda nella burocrazia
Emilia Romagna, che cosa emerge dalle carte: i fiumi esondati, i progetti sotto misura e ritardi. Interventi lillipuziani e nanismo politico
Mentre Bonaccini dà lezioni di governo, le carte dicono altro e la regione affonda nella sua burocrazia
Per l’alluvione in Emilia Romagna emergono la mancata costruzione della cassa di espansione sul fiume Santerno e il fiume Lamone, non in sicurezza, tra le prime carte che mettono Bonaccini, da otto anni sino ad oggi commissario straordinario al dissesto idrogeologico dell'Emilia Romagna, di fronte alle proprie responsabilità. Ma come il Santerno, poi esondato e indicato nei documenti della Regione per una criticità alta, e il Lamone, che ha portato sott’acqua una parte rilevante di Faenza, non hanno sortito interventi urgenti, così è accaduto per il resto. Anzi di recente, subito dopo il disastro si è svolto il dibattito in sede di consiglio regionale in cui Bonaccini, oltre a non proferire parole di autocritica sui mancati interventi, si è cimentato in una lezione su come si governa.
Ma basti leggere il DEFR 2022 della Regione, il documento di economia e finanza regionale, per comprendere come questa non avesse cognizione della gravità del dissesto del proprio territorio.
E’ noto che la Pianura Padana sia un’area alluvionale, quindi priorità della Pubblica Amministrazione dovrebbe essere il costante monitoraggio del territorio e la messa in sicurezza dei cittadini. Ma a fronte dei dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), la regione è quarta a livello nazionale per consumo di suolo, terza per maggior consumo di suolo netto in ettari rispetto al 2020, con Ravenna al secondo posto assoluto nazionale per cementificazione dal 2020.
Il capitolo “Prevenzione e Mitigazione” del DEFR 2022 dice che “nel 2020, attraverso le diverse fonti di finanziamento, sono stati pianificati complessivamente 210 milioni di euro di interventi che afferiscono al Piano strategico quinquennale e, nella prima metà del 2021 sono stati pianificati 124 milioni di euro di nuovi interventi, che concorrono ad un sistema di cantieri diffusi su tutto il territorio regionale”. Bene.
E abbiamo anche: “Dal 2022 fino al 2026 le importanti azioni di manutenzione sul territorio agite in modo continuativo e diffuso per un totale di 23,6 milioni di euro che si vanno ad aggiungere alle risorse regionali e alle risorse dedicate agli interventi manutentivi dalla autorità di distretto e realizzati dalla Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale la Protezione Civile. Con riferimento al prossimo triennio l’Agenzia è soggetto attuatore di oltre 911 interventi, di cui 462 per complessivi 134,4 milioni da chiudere contabilmente non oltre il 2022 e 449 per 125,8 milioni da concludere e liquidare nel corso del triennio”. Benissimo.
Ma a che punto sono queste opere e questi piani?
Scorrendo il documento si nota che o sono ad inizio iter o si prevede di approvarne il progetto in una minima parzialità.
Per l’”Attuazione dei Piani di Gestione del Rischio di Alluvioni (PGRA) dei distretti idrografici del fiume Po e dell’Appennino Centrale - 2° ciclo (periodo di riferimento dei Piani 2022-2027)” abbiamo “l’avvio” delle attività nel 2022 e si prevede un’attuazione solo del “50%” nel triennio. Anche l’approvazione e solo quella “anche per stralci, del Piano regionale di protezione civile” è prevista ma solo al 50% nel 2022 e con la possibilità di concludere l’iter nel triennio.
Anche solo la “Gestione delle segnalazioni delle criticità connesse a rischio idraulico, idrogeologico e costiero (rapporto tra segnalazioni ricevute e gestite” è solo al 49% nel 2022 e al 60% nel triennio.
Invece gli “interventi afferenti al Piano Nazionale contro il dissesto idrogeologico” per la “ difesa del suolo e sicurezza del territorio” si prevede una generica realizzazione“durante l’intera legislatura” .
Per il “Raddoppio dei fondi per la manutenzione di corsi d’acqua, versanti e litorali (milioni di euro)” è prevista un’attuazione al “20%” nel 2022 e del “40%” per il triennio successivo. A fronte dell’“Attuazione delle misure del PGRA relative alla gestione delle criticità indotte dalla commistione del SII, tratti tombinati nelle aree urbanizzate” l’attuazione attesa nel 2022 e nel triennio del 30%, ma c’è l’indicazione che verranno completate durante l’intero mandato.
Un quadro disarmante che mostra la distanza tra l’esiguità degli interventi e l’enormità del dissesto idrogeologico emerso dall’alluvione che conferma il giudizio netto sull’operato del presidente dell’Emilia Romagna. Una distanza abissale tra la burocrazia delle carte e la realtà.