Emilia Romagna, alberi da 20 metri nei letti dei fiumi. Bonaccini inchiodato
La responsabilità diretta della pubblica amministrazione è lampante, anche dalle foto scattate prima delle piogge. Le immagini parlano da sole
Alluvione Emilia Romagna, responsabilità evidenti
“Occorrono interventi idraulici pazzeschi per mettere in sicurezza l’Emilia Romagna”, ha sentenziato qualche sedicente esperto ancora pochi giorni fa. Questo per rinforzare la tesi ideologica che dice: nessuna responsabilità di Bonaccini e della giunta regionale nell’alluvione del maggio scorso. Qualche settimana prima era colpa del cambiamento climatico. Ora si è aggiustato il tiro. Sarebbe andata così: il cambiamento climatico, con precipitazioni apocalittiche, ha esasperato gli effetti prodottosi su un territorio alluvionale ma amministrato con oculatezza.
Benissimo, peccato sia tutto falso. Lo dimostra la tanto decantata scienza che l’ha fatta da padrona durante la pandemia e che oggi non viene mai utilizzata (che caso) e le foto di torrenti e fiumi qualche giorno prima l’alluvione.
Abbiamo già spiegato come alcune settimane fa l’Imperial Collage, uno degli istituti più importanti al mondo nel campo delle scienze e dell’ingegneria, si sia chiesto: quanto c’entra il ruolo del cambiamento climatico globale nelle alluvioni di maggio in Emilia Romagna? La risposta è stata: non molto, quasi niente. Questo perché “non si registra alcun aumento rilevabile delle precipitazioni abbondanti”. Per l’Imperial College “negli ultimi decenni, la rapida urbanizzazione e il tessuto urbano sempre più denso hanno limitato lo spazio per il drenaggio dell'acqua e aumentato il rischio di inondazioni, il che ha esacerbato gli impatti delle forti piogge”. E ancora: “I recenti cambiamenti nell'uso del suolo nella regione includono significativi aumenti delle aree edificate, soprattutto a partire dagli anni '60, con l'espansione delle aree urbane sui terreni agricoli.”
Lo capisce anche un cretino dove stia il problema. Meglio ancora se si guardano le foto pochi giorni prima dell’alluvione di maggio con gli alberi alti 20 metri cresciuti nel letto di torrenti e fiumi.
Il disastro era annunciato e Bonaccini aveva in mano tutti i poteri per intervenire, era anche commissario straordinario al dissesto idrogeologico dell'Emilia Romagna. Abbiamo già mostrato le carte della Regione stessa che provano come il fiume Lamone, da Faenza alla foce, dovesse essere messo in sicurezza, con una priorità definita “critical” e con priorità “alta” e non è stato fatto. Faenza è finita sott'acqua per la mancata messa in sicurezza del corso d’acqua. Stesso discorso per il fiume Santerno parzialmente esondato, dove doveva essere costruita una cassa di espansione con priorità assoluta, definita nella carte della Regione. E anche qui niente.
Le foto precedenti all’alluvione, alcune raccolte da Google Earth, ritraggono con sufficiente chiarezza ogni segmento del bacino idro geografico romagnolo.
Ecco un esempio fra tutti, il torrente Lamone all'altezza di Reda, frazione di Faenza, dove una decina di tronchi disposti trasversalmente al letto del fiume hanno probabilmente determinato il duplice straripamento nell’area. Le foto sono state scattate prima dell’alluvione e l’altezza degli alberi cresciuti sul letto del fiume raggiungono anche i 20 metri. La mancanza di manutenzione è lampante.
Altre foto dello stesso periodo che Affari pubblica dimostrano che la manutenzione, in realtà, sia stata eseguita a chiazze, forse solo nei punti ritenuti idonei o anche semplicemente a rischio o ispezionabili, come ponti o strade adiacenti.
Le foto parlano da sole e sono comprensibili a un bambino: un’analisi non di parte dimostrerebbe facilmente la responsabilità diretta della pubblica amministrazione. Altro che cambiamento climatico e interventi idraulici pazzeschi! Non si fanno quelli ordinario...