Bari, scoppia un nuovo caso: il rettore si è raddoppiato lo stipendio

Critici sindacati e direttori di dipartimento ma lui tira dritto: "Dovrebbero farlo tutti". Una norma del governo Draghi lo consente, ma...

Di Redazione Cronache
Stefano Bronzini
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Bari, il caso del rettore Stefano Bronzini divide. Ma la legge glielo consente

Bari continua ad essere al centro delle cronache. Oltre alle inchieste giudiziarie che hanno travolto il Comune e il noto caso Decaro-Emiliano relativo a quel presunto incontro con la sorella del boss, ora nel capoluogo pugliese è scoppiata una nuova polemica, questa volta proveniente dall'Università di Bari, che ha provocato la protesta di sindacati e direttori di dipartimento dell'ateneo. Il rettore Stefano Bronzini - riporta Il Corriere della Sera - ha infatti deciso di raddoppiarsi lo stipendio. Dopo il cda del 29 aprile, si è concluso l’iter interno all’ateneo che ha dunque presentato la richiesta al Mef. Se a Roma dovessero ritenere che ci sono le condizioni per procedere, Bronzini vedrà crescere la sua attuale (e annuale) indennità da 71 mila a 160 mila euro lordi, con effetto retroattivo anche sul 2022 e il 2023.

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Si tratta - prosegue Il Corriere - di una possibilità offerta dal decreto Draghi, precisamente dal Dpcm 143 del 2022. Ma per le università pugliesi è tutt’altro che una novità. "Tutti i capi delle università italiane - sostiene Bronzini - dovrebbero tutelarsi con un’assicurazione che sia in grado di coprire i costi delle responsabilità". Tra gli insoddisfatti parte dei sindacati — ma lo Snals sostiene che "un rettore è un lavoratore come altri e va tutelato" — insieme ai direttori di dipartimento. Michele Poliseno, segretario nazionale aggiunto Fgu-Gilda, spiega: "Bronzini su questo argomento non si è mai voluto confrontare con noi".

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