Bergamo non è l’inchiesta sul Covid, e Crisanti non è il consulente più adatto

Inopportuno affidare il mandato di redigere una perizia a Crisanti, molto esposto durante l’emergenza

L'opinione di Alfredo Tocchi
Cronache

Covid, dubbi e perplessità sulla perizia fatta da Crisanti per la procura di Bergamo

Dopo tre anni di indagini, la procura di Bergamo ha rinviato a giudizio alcuni imputati eccellenti. Non elencherò le ipotesi di reato, né i nomi degli imputati. Copio e incollo dal sito Ansa “La Procura di Bergamo: 'Gli indagati avevano a disposizione tutti i dati, per estendere la zona rossa alla Val Seriana già dal 28 febbraio 2020'. Conte: 'Ben vengano le verifiche, non farò show mediatici'. Fontana: 'So di essere indagato dai giornali, è una vergogna'. Crisanti: 'Cercato di restituire la verità sulle decisioni'.”

Sono un avvocato con più di trent’anni di carriera alle spalle. Da tre anni invoco indagini sull’origine del virus (perché ormai anche i cretini sanno che è un virus chimera, cioè creato in laboratorio) sulla strumentale negazione dell’esistenza di terapie (necessaria, ai sensi del diritto americano, per ottenere l’autorizzazione in via d’urgenza dei vaccini) sul protocollo ministeriale tachipirina e vigile attesa (che ha fatto sì che i malati, abbandonati a se stessi senza neppure la remota possibilità di essere visitati a domicilio, giungessero in ospedale in condizioni gravi) e sui molteplici reati contro il patrimonio commessi sotto l’ombrello dell’emergenza nazionale (acquisti per milioni di mascherine non a norma eccetera eccetera).

Invece, l’unica inchiesta di cui si abbia avuto notizia è quella di Bergamo che – come noto perché in TV se ne fa vanto – si basa anche su di una perizia redatta dal noto virologo Andrea Crisanti. In questi ultimi tre anni, non è la prima volta che mi coglie una voglia irrefrenabile di fare i bagagli e trasferirmi altrove. Fuggire lontano da un’Italia completamente in balia della mistificazione più scandalosa della Storia dell’umanità.

L’informazione mainstream si è scatenata: “Si potevano evitare 4.000 morti” (Corriere della Sera di oggi). La Corte Costituzionale crede nella scienza. La Procura di Bergamo crede nella scienza. La scienza è il virologo Andrea Crisanti. Non ho assolutamente nulla contro Andrea Crisanti. La mia non è una critica alla persona. Il punto è un altro: forse – in un’indagine – sarebbe stato il caso di conferire il mandato di redigere una perizia a una persona con le medesime alte qualifiche che tuttavia si fosse meno esposta durante l’emergenza.

Il rischio – a mio avviso – è che un sostenitore dell’utilità delle misure adottate dal Governo (lock down, suddivisione del territorio in zone colorate eccetera eccetera), anzi, un pubblico sostenitore di un inasprimento di tali misure, nella sua perizia (redatta in assoluta buona fede) sostenga la sua tesi con convinzione. Ma quando un Giudice (o un perito della Procura) si è già fatto un’idea precisa ancor prima dell’inizio del processo, andrebbe ricusato. Il suo non sarebbe un giudizio imparziale, ma un giudizio viziato da pregiudizio.

Tutti noi abbiamo pregiudizi, io per primo. Sono convinto (senza alcun elemento a mia disposizione) che il Professor Andrea Crisanti sia una persona per bene. Ma sono altrettanto certo che un perito svedese (Paese che senza lock down, suddivisione del territorio in zone colorate eccetera eccetera non ha vissuto tragedie come quella di Bergamo) partirebbe nella redazione di una sua perizia da elementi diversi da quelli considerati da Andrea Crisanti, magari dal fatto che nel nostro Paese – nonostante l’emergenza pandemica fosse stata dichiarata un mese prima – alla data del primo lock down non si fosse fatto ancora nulla per potenziare le strutture ospedaliere.

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