Borsellino e quel bigliettino ritrovato: "L'ho preso io". Il giorno dopo morì

La notte prima dell'agguato lavorava al dossier mafia-aziende. Un fascicolo frettolosamente archiviato dopo la sua morte, forse il reale movente dell'agguato

Di Redazione Cronache
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Borsellino e quel caso sulla sua scrivania la notte prima di essere ucciso

Sulla morte di Paolo Borsellino, così come su quella di Giovanni Falcone, restano ancora molti misteri e forse la verità non si saprà mai. Ma emergono nuovi dettagli che potrebbero fare nuova luce, riguardano in particolare Borsellino. Spunta un documento inedito che svela di cosa si stesse occupando il magistrato la notte prima di essere ucciso. La presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo, infatti, ha deciso - si legge su Il Giornale - di declassificare e rendere pubblici alcuni verbali e manoscritti. Grazie a questo provvedimento adesso si sa quale è stata l’ultima cosa che Borsellino ha fatto sabato 18 luglio 1992, il giorno prima di morire: ha prelevato dagli archivi della Procura di Palermo un fascicolo sulla morte di un imprenditore, lasciando al suo posto un foglio firmato per dire "l’ho preso io". Cosa c’era nel fascicolo numero 5261/90? Le indagini sull’omicidio dell’imprenditore palermitano Luigi Ranieri, ammazzato da Salvatore Biondino con tre colpi di lupara il 14 dicembre del 1988.

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Borsellino, la notte prima di morire, rispolverò un vecchio fascicolo del famoso dossier "mafia-appalti", il rapporto dei carabinieri del Ros al quale Borsellino intendeva lavorare dopo la morte di Giovanni Falcone ma definitivamente archiviato a fine estate 1992. Quelle indagini che invocava Falcone non si fecero mai. Anzi. Lo scontro dentro la Procura di Palermo potrebbe essere stato fatale per entrambi. Per Fabio Trizzino, legale della famiglia e marito di Lucia Borsellino, pochi giorni prima che Borsellino morisse - riporta Il Giornale - il pm Guido Lo Forte gli nascose di avere firmato l’archiviazione dell’inchiesta mafia-appalti. Anche il generale dei carabinieri Mario Mori, nel libro La verità sul dossier mafia-appalti scritto con Giuseppe De Donno, è convinto che quel dossier frettolosamente accantonato sia il vero movente delle stragi di Capaci e Via d’Amelio e che Borsellino "fu scientemente ostacolato da qualche collega in procura a Palermo".