Casarini, pressioni per avere migranti: "Andate in acque internazionali e..."
Raffica di messaggi per indurre l'armatore di un mercantile a cedere. Ma lui replica e resiste: "Io non infrango le regole internazionali". Le chat
Casarini, non solo i soldi della Chiesa. Così cercavano migranti da portare in Italia
Luca Casarini e il suo gruppo non facevano pressioni solo sulla Chiesa per ottenere fondi e finanziare la propria attività, ma anche sugli armatori di altre navi. Questo emerge dalle carte processuali di Ragusa, nell'ambito della vicenda che li vede imputati per "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina". A certificare questa attività un po' borderline - si legge su La Verità - non c'è solo il trasbordo di 27 migranti, dietro lauto pagamento, da un cargo danese sulla nave gestita da Casarini e soci. Ma spunta anche il caso del mercantile battente bandiera panamense Nivin, che opera prevalentemente sulla rotta Italia-Libia e che, nella notte tra il 7 e l'8 novembre del 2018, recuperò in mare un gommone con 79 migranti e li riportò sulle coste africane.
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Ora si scopre come andarono davvero le cose, emerge - prosegue La Verità - un'accesa discussione tra il proprietario della Nivin e il gruppo di Casarini. "Alcune fonti riservate a Tripoli - scrive il braccio destro di Casarini Caccia all'altro armatore - ci hanno detto che sarebbe possibile che le autorità libiche vi autorizzino a salpare da Misurata. Se voi poteste navigare in acque internazionali, noi potremmo organizzare l'assistenza per voi e lo sbarco di tutti i migranti della vostra nave, li porteremo a bordo della nostra e poi presso un porto sicuro". La risposta del collega straniero gela Casarini e il suo gruppo. "Caro Signore, la nave non lascerà Misurata neppure con un solo migrante a bordo, lasciate che trovino un'altra nave. L'equipaggio è in serio pericolo con questi rifugiati, perché sono pericolosi. Noi non infrangiamo la legge per nessuno. Lavoriamo secondo le regole internazionali".