Politica
Mes, Meloni rinvia al 2024. Ira Tajani, imbarazzo Giorgetti. Salvini anti-Ue
Giovedì 14 dicembre nessuna ratifica a Montecitorio del Mes nonostante il pressing di Forza Italia
Salvini non lo ratificherebbe mai, ma Giorgetti è della Lega e siede all'Econfin. Imbarazzo al Mef. Per Tajani problemi elettorali con il Ppe
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Della ratifica, eventuale e non affatto scontata, del Mes da parte del Parlamento italiano non se ne parlerà prima del prossimo anno. Con molta calma, senza alcuna fretta. Questa è la linea di Palazzo Chigi. Punto. Capitolo chiuso. Ieri a chiarire che giovedì 14 dicembre non ci sarà alcun via libera da Montecitorio è stato il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari, affermando: Penso proprio che il 14 dicembre non discuteremo di Mes. Le spiego perché: il ministro Giorgetti ha fatto giustamente presente che è in calendario ma esistono provvedimenti che vengono prima. La posizione della Lega è nota, pensiamo sia uno strumento superato ma aspetteremo di capire le indicazioni della Meloni in merito".
Che ci sia un voto sull'ennesimo rinvio o che proprio l'argomento non venga toccato è solo una questione procedurale, il dato politico è che la premier, d'accordo Matteo Salvini che ha fatto uscita Molinari concordando prima quelle dichiarazioni, non hanno alcuna intenzione di cedere alle pressioni di Bruxelles. E il pressing di Forza Italia, che proprio su Affaritaliani.it con il presidente dei deputati Paolo Barelli ha chiesto la ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità già giovedì per rasserenare gli altri Paesi europei nella trattativa, difficile, sul Patto di Stabilità viene derubricata da fonti di Lega e Fratelli d'Italia come "posizionamento elettorale di stampo europeista".
D'altronde Antonio Tajani, di cui Barelli è il braccio destro, ha il fiato sul collo del Partito Popolare Europeo che insiste per il via libera al Mes da parte dell'Italia, rimasto l'ultimo Paese a non aver dato ancora l'ok. Non solo. Politicamente, in vista delle elezioni europee del 9 giugno 2024, gli azzurri sentono il fiato sul collo dei due centri - quello di Calenda-ex renziani-Più Europa e quello di Renzi-Mastella-Cuffaro - e teme che schiacciandosi troppo sulle posizioni della destra possa perdere voti moderati. Anche per questo alza la voce e insiste sul Mes.
C'è poi il ministro Giancarlo Giorgetti, che seppur ufficialmente è vicesegretario della Lega, è di scuola draghiana e certo non un pasdaran dell'euroscetticismo. Stanco e con la barba lunga, dopo l'ultimo inconcludente Ecofin a Bruxelles sulla riforma del Patto di Stabilità, il titolare del Mef si è limitato ad affermare che "sul Mes decide il Parlamento". Ma chi lo conosce bene sa che la sua posizione è diversa da quella di Salvini ed è più vicina a quella di Tajani. Sedendosi al tavolo con gli altri ministri dell'Economia e delle Finanze dei Paesi Ue, Giorgetti ritiene che la ratifica del Mes gli darebbe una maggiore forza nella trattativa. Ma da bravo soldato, come è sempre stato, si adegua e non fa polemiche.
Anche perché nel Carroccio la linea prevalente è ben diversa. Basti pensare che Claudio Borghi, capogruppo in Commissione Bilancio al Senato, ha redatto un dossier di diverse pagine sull'inutilità e la negatività del Mes scritto in questo modo totalizzando (e se ne vanta spesso) più di 4 milioni di visualizzazioni su X (ex Twitter).
Fratelli d'Italia ovviamente non può uscire come fa la Lega in modo essendo il partito della premier che sta trattando su molti temi con la Commissione e che ha un ottimo rapporto con Ursula von der Leyen e Roberta Metsola. Ma fonti qualificate di FdI assicurano che non ci sarà alcun via libera del Parlamento prima del 2024. La strategia è semplice: continuare ad allungare i tempi per usare l'arma del Mes per ottenere il più possibile sulla riforma del Patto di Stabilità, decisiva per i conti pubblici italiani, ma anche su altri dossier come l'unione bancaria e l'atavico caos sulla questione dei migranti.
In definitiva, Forza Italia spinge per non perdere voti al centro e pressata dal Ppe di Manfred Weber, Salvini fa uscire Molinari con quelle parole (ma se fosse per lui ascolterebbe Borghi e non approverebbe mai il Mes), Giorgetti è tra due fuochi e in imbarazzo e Meloni con i suoi fedelissimi di partito a Palazzo Chigi, a partire dal sottosegretario Giovambattista Fazzolari, continua a prendere tempo. Ufficialmente quando le fanno la domanda risponde che "decide il Parlamento", ma è evidente a tutti che è lei che fa slittare tutto per non avere l'unica arma che l'Italia ha per cercare di spuntare condizioni migliori su molti dossier, dal Patto di Stabilità al Pnrr ma anche alla politica monetaria della Bce.