Cecchi Paone ad Affari: "Pedofilia nella Chiesa? Con Wojtyla molta omertà"
Il noto giornalista e comunicatore racconta di Bergoglio, del rapporto Chiesa-omosessualità, ma anche di politica e di Ratzinger
Papa Francesco, Alessandro Cecchi Paone ad Affari: "Lui non giudica gli omosessuali". Intervista
Non basta parlare di Chiesa e religione per privare Alessandro Cecchi Paone della sua schiettezza e del suo pensiero critico. Il giornalista e comunicatore, che in occasione dei 10 anni di pontificato di Jorge Mario Bergoglio, ha scritto “Papa Francesco. Audacia, tolleranza e spontaneità” (Armando Curcio Editore, secondo volume della serie “Eroi del nostro tempo”, 120 pp, 18.90 euro), ha scelto di confessarsi non a un prete, ma ad Affaritaliani.it, per ripercorrere il rapporto con la fede, la figura del Pontefice “rivoluzionario” ma anche per parlare di guerra e politica.
Un uomo di scienza e critico nei confronti della Chiesa che scrive un libro in cui elogia il Papa. Si è per caso convertito?
Assolutamente no, continuo a essere devoto alla storia della cultura laica e al metodo scientifico. Però questo Papa mi piace, perché lui per primo cerca il dialogo con noi. Nei Papi precedenti c’era un atteggiamento di grande chiusura, di contrapposizione “noi-loro”, attaccavano i diritti civili, l’uguaglianza uomo-donna. Molto duri nei confronti delle conquiste della civiltà laica. Papa Bergoglio non rinuncia certamente agli insegnamenti della Chiesa, ma ha detto sin dall’inizio che voleva ritrovare un colloquio con il mondo secolare.
Nel libro dice che Francesco afferma di non “criminalizzare” gli omosessuali. C'è stata davvero un'apertura da parte del Vaticano? Non si aspetterà che il Papa dica qualcosa di più forte...
Ha detto di più, in realtà: “Chi sono io per giudicare”, mentre i suoi predecessori giudicavano eccome, e in modo molto negativo. Bergoglio non ha cambiato la dottrina, almeno per ora, non sono cambiate le regole canoniche, il catechismo; però ha cambiato tantissimo la pastorale, il modo con cui si approccia al mondo e alle persone. Quindi se per chi crede rimane il “problema”, è vero anche che il suo messaggio è: “Persone omosessuali, non vi giudico, e non vi giudico male”. Finalmente, insomma, un Papa che dice “I nemici non sono gli omosessuali”. Lo stesso discorso vale per il celibato dei preti: per la prima volta Francesco ammette che, anche se non può intervenire nell’immediato, non è d’accordo, e che questo dogma andrà rivisto.
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Ratzinger prima, e ora Francesco per la prima volta hanno preso posizione contro i preti pedofili. Con Wojtyla c'era ancora omertà?
Sicuramente con Wojtyla c’era molta omertà. Anche con Ratzinger, del resto, tra le parole e i fatti c’era un abisso. Anche se pure lui, per fare solo un esempio, non ha potuto fare altro che destituire il capo della congregazione “Legionari di Cristo”. Ne facevano di tutti i colori, ma questi erano protetti da Wojtyla. La pedofilia nella Chiesa è un problema che per noi laici è incomprensibile. Le parole di Bergoglio sono sicuramente più nette e convinte, la sottrazione dei colpevoli alla giustizia italiana non ci sono più, così come i trasferimenti. Ma il problema è tutt’altro che risolto. Noi (laici, ndr) crediamo che sia diventato un interlocutore.
Papa Francesco, Alessandro Cecchi Paone ad Affari: "Meloni lo usa, invece Schlein..."
Lei descrive Francesco come un “leader”. Che rapporto c’è oggi tra Vaticano, Chiesa e politica?
Bisogna distinguere: Papa Francesco si disinteressa della politica italiana. E questa è una rivoluzione, perché i suoi predecessori, direttamente o non, faceva pressioni violentissime sui partiti che li ascoltavano perché non passasse nulla a favore delle coppie Lgbtq+, sulla fecondazione assistita, sul divorzio breve. Ci sono stati anni tremendi di Wojtyla con Ruini e di Ratzinger con Georg, in cui il Vaticano ha messo in atto un’attività politica frenetica perché l’Italia fosse e rimanesse l’unico Paese occidentale ancorato ai valori cattolici tradizionali, che dal nostro punto di vista sono discriminatori. Da quando Bergoglio è arrivato ha nominato nuovi capi ma soprattutto ha detto loro di occuparsi di questioni di fede. Senza di lui le unioni civili non sarebbero mai diventate realtà!
Quindi Francesco si disinteressa della politica italiana. Ma la politica italiana si disinteressa del Papa?
Purtroppo no. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, tra tutti, l’ha tirato in ballo sulla questione tragica di Cutro e dei migranti, quando si sa perfettamente che la politica di Fratelli d’Italia e della Lega sul tema è opposta a quella di Bergoglio, che punta sull’accoglienza. È chiaramente un tentativo di strumentalizzazione, ma al contrario. Trovo che Elly Schlein, invece, sia molto più corretta: non dice che il Papa è d’accordo con lei che è lesbica, che vuole il riconoscimento dei bimbi delle coppie Lgbtq+, ma può dire che si riconosce nel Papa quando dice “non esagerate nella ricerca del profitto a danno dei lavoratori più deboli, dei salari troppo bassi…”. Però ha uno stile diverso: la Schlein ammette di ritrovarsi nelle parole di Francesco, di avere con lui una consonanza per quanto riguarda la sensibilità per gli esclusi, i poveri, coloro che non ce la fanno. Ma non osa dire come fa la Meloni che lei e il Papa la pensano allo stesso modo sui migranti. Perché è falso.
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Non solo la politica italiana, però. Si parla del Vaticano come sede di un negoziato per risolvere la guerra Russia-Ucraina...
Sulla guerra ci sono possibilità; tutti i Papi indipendentemente dal carattere e dalla loro linea hanno operato per la pace del mondo. Effettivamente, però, è difficile dire quante volte abbiano ottenuto il loro scopo. Staremo a vedere.
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Insomma, Bergoglio non ha un compito facile, se poi consideriamo che su di lui incombeva l'ombra di un altro Papa
Chi è veramente Bergoglio, infatti, lo scopriremo fino in fondo solo adesso. La convivenza con Ratzinger è stata tutt’altro che facile, di finta concordia, con tutta la parte più reazionaria della Chiesa che usava Benedetto XVI contro Francesco. Ora, senza continui giochi di equilibrio con il Papa emerito e con il mondo di riferimento, Bergoglio è finalmente da “solo”. Cosa farà? Continuerà a cambiare solo la pastorale? Secondo me la vera svolta sarà aumentare il peso del clero della “fine del mondo”, ossia dei paesi asiatici e africani e sudamericani. Una rivoluzione per la Chiesa che è sempre stata italocentrica, romanocentrica, eurocentrica.