Chi è Lorenzo Mazzaro, il figlio della Santanché indagato per la villa abusiva

Il trentenne rischia una pena da 1 a 4 anni per "abuso paesaggistico". Dalla nuova ispezione sono emerse altre irregolarità oltre a quelle relative alla veranda

Di Redazione Cronache
Lorenzo Mazzaro e Daniela Santanchè
Cronache

Villa Pietrasanta, indagato il figlio di Santanché: il "rampollo" in affari con Briatore

La Procura di Lucca ha iscritto nel registro degli indagati Lorenzo Mazzaro, il trentenne figlio di Daniela Santanché. Il reato che gli viene contestato è quello di "abuso paesaggistico" per i lavori effettuati nella villa a Pietrasanta, a lui intestata. L'iscrizione - in base a quanto risulta a Il Fatto Quotidiano - è avvenuta a seguito dei sopralluoghi effettuati sul posto dalla polizia locale del Comune di Pietrasanta a inizio maggio. Gli accertamenti hanno confermano gli abusi su portici e verande realizzati tra il 2014 e il 2017 – mai sanati né demoliti – e ne ha individuati addirittura di nuovi, realizzati nel frattempo, anche grazie al fatto che procedimenti penali e amministrativi aperti all’epoca finirono nel nulla. Gli uffici tecnici del Comune non hanno potuto far altro che avviare un nuovo procedimento di infrazione edilizia e, come prevede la legge, trasmettere gli atti alla Procura. "L'abuso paesaggistico" è punito con pene da 1 a 4 anni e sanzioni amministrative.

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Lorenzo - prosegue Il Fatto - è figlio della ministra e del finanziere-socio Giovanni Canio Mazzaro. Con lui si allarga la cerchia di familiari trascinati dalle avventure con risvolti penali di Daniela Santanchè. Lorenzo, il "rampollo", che professionalmente parlando pare da sempre - a quanto risulta a Il Fatto - al traino dei genitori: riceve ruoli in Ki Group e Verdebio, e più di recente subentra alla madre come amministratore di "Immobiliare Dani" ed entra nel giro delle pizzerie di lusso di Briatore (Crazy Pizza), come azionista insieme a Dimitri Kunz. In Procura assicurano che stavolta non finirà come l’altra, con un fascicolo che resta nel cassetto per cinque anni fino alla prescrizione dei reati.

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