Chico Forti, non solo Travaglio-Lucarelli. Spunta anche un agente da "zittire"

L'ex surfista, condannato all'ergastolo in Usa ed estradato in Italia, è accusato di aver chiesto aiuto ai clan

Di Redazione Cronache
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Chico Forti, il giallo della terza persona da zittire. I suoi legali smentiscono tutto, ma i pm seguono una pista

Chico Forti non voleva zittire solo Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli, oltre ai due giornalisti de Il Fatto Quotidiano, infatti sarebbe finito nel mirino dell'ex surfista condannato all'ergastolo negli Usa ed estradato in Italia, anche un terzo uomo: si tratterebbe - in base a quanto risulta a La Repubblica - di Aldo Di Giacomo, il segretario generale dell’Spp, il sindacato di polizia penitenziaria. Ecco, dunque, il trio per cui il killer chiedeva ritorsioni e intimidazioni alla criminalità organizzata. O almeno questa è la circostanza che emerge dalla soffiata di un detenuto che avrebbe sentito la discussione tra Forti e un altro carcerato del penitenziario veronese di Montorio.

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La Procura di Verona, con il procuratore Raffaele Tito, - prosegue La Repubblica - ha fin da subito preso in carico la segnalazione, dando avvio a un'indagine senza indagati e senza ipotesi di reato. "La notizia è falsa, punto. Forti mi ha detto di non aver mai neanche pensato quel che il detenuto dice", ha puntualizzato il suo avvocato. Durante la conversazione con questo detenuto - sempre stando all'accusa - Forti gli avrebbe esternato il fastidio per la prima pagina del Fatto Quotidiano in cui il direttore Travaglio aveva scelto il titolo "Benvenuto assassino", nel giorno del suo ritorno in Italia. Sempre a lui avrebbe chiesto poi di contattare qualche 'ndranghetista libero per "mettere a tacere Travaglio, Lucarelli e Di Giacomo". In cambio avrebbe promesso aiuto una volta libero e "candidato con il centrodestra".