Colombia, socio di D'Alema: "Tangenti? Se si vendono navi senza concorso..."
Francesco Amato (indagato) rompe il silenzio: "Gestiva tutto l'ex premier. Tutti sapevamo della "stecca". Lui teneva i rapporti con i politici coinvolti"
Colombia, Amato punta il dito contro D'Alema: "Faceva tutto lui"
L'inchiesta sulla tentata vendita di armi alla Colombia che ha coinvolto tra gli altri anche l'ex premier Massimo D'Alema e l'ex amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo iscritti nel registro degli indagati, si allarga a macchia d'olio. Rompe il lungo silenzio uno degli indagati, il braccio destro di D'Alema Francesco Amato e le sue parole sono molto nette e chiare e il dito è puntato proprio contro chi ha orchestrato tutta l'operazione: "Se si vendono navi e aerei senza concorso pubblico - dice Amato a La Verità - è scontato che si paghino tangenti, ma non ero io quello che organizzava. Il contatto con la vicepresidente Ramirez? Lo teneva D'Alema, io parlavo con lui che faceva tutto".
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Amato spiega la strategia di D'Alema per chiudere l'affare. Il tutto poi non è andato in porto - prosegue La Verità - solo perché gli italiani e i colombiani coinvolti non si sono accordati sulla "stecca" da spartirsi, ognuno reclamava una fetta della torta più grande per i suoi: "Se avevo il sentore che sarebbero state pagate delle mazzette? Era scontato che si dovessero versare delle tangenti, ma ci sono tutti i messaggi da cui si vede che non ero io quello che si occupava di queste cose. Se i pm mi convocheranno gli racconterò tutto. Io facevo solo da segretario, chiedevo le cose a D'Alema".