Cronache
Armi alla Colombia, Il video che incastra D'Alema: "Parte italiana pronta"
Gli otto indagati sono accusati di corruzione internazionale, perché nell'affare era coinvolta anche una nota banda criminale sudamericana
Armi alla Colombia, gli M346 e le corvette: era quasi tutto fatto ma...
Massimo D'Alema e Alessandro Profumo (insieme ad altre sei persone), sono stati iscritti nel registro degli indagati, l'accusa a carico dell'ex presidente del Consiglio ed ex amministratore delegato di Leonardo è grave: corruzione internazionale. Una provvigione da 80 milioni di euro. Da dividere. Questo cercano - si legge sul Corriere della Sera - gli inquirenti nell’inchiesta sulla vendita di navi e aerei militari alla Colombia. L’indagine ruota intorno a presunti illeciti legati a due compravendite alla Colombia di aerei M346 e di corvette e sommergibili prodotti da società italiane con partecipazione pubblica. Come appunto Leonardo e Fincantieri.
Il blitz di ieri. Sono entrati all’alba nelle case e negli uffici di manager e politici indagati e hanno portato via documenti, telefonini, computer alla ricerca di prove su quella "mediazione" che poteva portare alla "parte italiana" una provvigione da quaranta milioni di euro. È questa — dicono i pubblici ministeri napoletani — la ricompensa che sarebbe toccata a Massimo D’Alema e agli altri intermediari se il governo colombiano avesse acquistato le navi, gli aerei e gli elicotteri.
Leggi anche: Profumo e D'Alema indagati dalla procura di Napoli per il caso-Colombia
Leggi anche: Aziende all'estero, le consulenze di "Baffino" D'Alema fanno flop
L’indagine fu avviata quando si scoprì che esisteva la registrazione di una riunione nella quale proprio D’Alema parlava della compravendita e affermava: "La parte italiana è quasi pronta, abbiamo preparato le offerte e abbiamo ottenuto la copertura assicurativa per il piano finanziario". Quella registrazione — effettuata da uno dei partecipanti senza informare gli altri — mandò su tutte le furie D’Alema, che ne chiese il sequestro al Garante della privacy dopo la pubblicazione sul quotidiano La Verità, senza però riuscire ad ottenerlo.
La corruzione - prosegue il Corriere - viene contestata in forma aggravata in quanto il reato sarebbe stato commesso, secondo l’accusa, con il coinvolgimento di un gruppo criminale organizzato transnazionale attivo tra Italia, Usa, Colombia e anche in altri Stati. I fatti contestati, accertati a Napoli, dalla terza sezione della Procura partenopea risalgono a una data prossima al 27 gennaio 2022. La commessa in totale aveva un valore di 4 miliardi di euro. La presunta tangente da 80 milioni era da suddividere tra la componente italiana e quella colombiana. Della quale farebbero parte anche importanti personaggi politici tra i quali il ministro degli esteri e vice presidente Marta Lucia Ramirez. Gli inquirenti ritengono che D’Alema avrebbe svolto il ruolo di mediatore informale con i vertici delle società italiane.