"Cose a 3 in onore della trinità". Rupnik, la Chiesa cancella le sue opere?

L'artista e teologo è accusato di molestie sessuali da diverse donne. Ora il Vaticano valuta se oscurare i suoi lavori, ben 220. Alcuni anche in Vaticano

Di Redazione Cronache
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Caso Rupnik, le 220 opere a rischio. Le molestie e il rapporto con la Chiesa

Nella Chiesa è scoppiato il caso Marko Rupnik, il 69enne artista, teologo e presbitero sloveno, infatti, è accusato di molestie sessuali da diverse donne e per questo è stato sottoposto a restrizioni come il divieto di confessare e di accompagnare esercizi spirituali. Oltre a non potersi muovere dal Lazio senza autorizzazione e svolgere attività artistica né attività pubbliche. Ma adesso - si legge sul Fatto Quotidiano - è emersa una nuova questione, largamente elusa: quale può essere, oggi, il rapporto tra Chiesa e arte? Non era forse mai successo che un singolo artista riuscisse a pervadere, non con il suo stile (lo avevano fatto Donatello, Michelangelo, Canova: e Bernini più di tutti) ma proprio con le sue opere (oltre 220, alcune grandissime) lo spazio liturgico di tutti i continenti: ebbene, il gesuita sloveno Rupnik ci è riuscito grazie a una indiscutibile capacità imprenditoriale, e soprattutto al favore degli ultimi tre papi.

Da qualche mese tuttavia, - prosegue Il Fatto - cominciano a serpeggiare nella Chiesa i primi dubbi su questa sorta di arte ufficiale del cattolicesimo del XXI secolo. A farli emergere è stata la peggiore delle ragioni: la testimonianza concorde di oltre venti donne che hanno accusato l’insigne artista-teologo di abusi psicologici e sessuali, perpetrati, lungo decenni, attraverso la sua influenza di direttore spirituale. Una delle suore che lo accusa ha parlato di "baci nel nome dell'eucarestia e il sesso a tre per imitare la Trinità", queste ed altre le molestie denunciate.

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Il 9 giugno scorso, l’artista è stato espulso dalla Compagnia di Gesù, e gli è stato revocato il dottorato ad honorem dell’Università pontificia del Paraná. Di fronte a questa catastrofe, ci si è cominciati a domandare se sia possibile lasciare le sue opere là dove stanno: per esempio a Lourdes, dove si recano a pregare proprio le vittime degli abusi del clero. Pochi giorni fa, dal Vaticano è filtrata la notizia che una riunione del Dicastero delle Comunicazioni avrebbe stabilito “che nulla impedisce l’uso continuato dei mosaici di Rupnik: l’opera d’arte va giudicata per i propri meriti, e deve essere dissociata dalla vita personale dell'artista".

Quelle figure tutte simili, dalle inquietanti pupille scure, - si interroga Montanari su Il Fatto - sono davvero un'apertura all'arte di oggi, o sono un surrogato curiale imposto da Roma a tutta la cattolicità, uccidendo quella diversità, quell'esser personale, che è inseparabile dal fare arte? E su tutto questo che, finalmente, si dovrebbe discutere.

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