Crotone, scontro di versioni sul naufragio tra Guardia costiera e Frontex

Guardia Costiera e Frontex spiegano la dinamica della tragedia in maniera contrastante. Tutti i dubbi aperti

di Eleonora Perego
Cronache

Naufragio di Crotone: scontro sulle responsabilità della strage

 

Non c’è pace per le numerose vittime del naufragio di Steccato di Cutro, il cui bilancio continua a salire. Non c’è per via delle polemiche che da giorni investono la ricostruzione della gestione dei soccorsi, dove gli attori sono Frontex – l’agenzia europea della guardia costiera – guardia di finanza e guardia costiera. “Vado io – No vai tu” si potrebbe intitolare quello che, ad oggi, rimane un misunderstanding dalle conseguenze drammatiche.

La prima a parlare era stata la guardia di finanza, che a fronte della segnalazione dell’aereo Eagle di Frontex di un barcone a circa 40 miglia dalle coste calabresi, ha comunicato di aver “immediatamente attivato il dispositivo per intercettarlo con la vedetta V.5006 e il Pattugliatore Veloce P.V. 6 Barbarisi”. Ma che i mezzi sono poi rientrati per le proibitive condizioni del mare senza trovare il target. Il comunicato delle fiamme gialle – e questo è un primo elemento fondamentale nella ricostruzione – non parla di un barcone in pericolo, ma di “un’imbarcazione che presumibilmente poteva essere coinvolto nel traffico di migranti”; un lessico che afferisce più alle operazioni di law enforcement – in sostanza un’operazione di polizia – che a quelle di ricerca e soccorso (Sar).

Naufragio di Crotone: i dubbi sulla dinamica

Da qui il primo quesito: come mai la segnalazione di Frontex non è stata “qualificata” immediatamente, ossia sabato 25 febbraio attorno alle 22.30 – come “evento Sar”, ma solo più avanti a naufragio già avvenuto? Questo avrebbe permesso sin da subito alla guardia costiera di impiegare i propri mezzi navali. Mezzi “inaffondabili e raddrizzabili” secondo l’ammiraglio Vittorio Alessandro, ex portavoce del Comando generale della capitaneria di porto.

Invece il binario è proseguito nella scia della guardia di finanza, che ha rivendicato l’attivazione del “dispositivo di ricerca a terra, lungo le direttrici di probabile sbarco, coinvolgendo anche le altre forze di polizia nelle ricerche”. Sbarco che però non è mai avvenuto.

Sbarchi, migranti, scafisti … o semplicemente “naufraghi”? E’ possibile, si chiede anche Alessandro, se scatta la segnalazione di un grande barcone che prosegue la navigazione, per una sorta di “derubricazione”, di stortura istituzionale, a essere attivata possa essere una procedura di polizia invece che una del soccorso in mare?

Naufragio di Crotone: la difficile ricostruzione degli eventi

A questo già intricato passaggio di consegne si aggiungono le sopraggiunte ricostruzioni, dopo due giorni di silenzio, della Guardia costiera e Frontex, che forniscono le loro versioni sulle ore intercorse tra l’alert del velivolo dell’Agenzia europea e il naufragio nel Crotonese. Dichiarazioni discordanti, soprattutto sul numero delle persone segnalate a bordo, ma che chiariscono il punto di cui sopra: nella notte tra sabato 25 e domenica 26 non è mai stata lanciato un dispositivo di ricerca e soccorso, se non dopo il naufragio, mentre nelle sei ore successive all’avvistamento si è svolta un’attività di law enforcement, insomma un’operazione di polizia. È per questo, sostanzialmente, che le imbarcazioni della Guardia costiera non sono state attivate.

La Guardia costiera, in particolare,  ha spiegato che l’alert di sabato riportava di una barca in navigazione nel mar Jonio che “risultava navigare regolarmente, a 6 nodi e in buone condizioni di galleggiabilità, con solo una persona visibile sulla coperta della nave” scrive in un comunicato. Il velivolo di Frontex, sostiene la Guardia costiera, avrebbe inviato la segnalazione al punto di contatto nazionale preposto per l’attività di law enforcement – ovvero la Guardia di finanza – “informando, tra gli altri, per conoscenza, anche la Centrale operativa della Guardia Costiera di Roma”.

Naufragio di Crotone: perché la Guardia di finanza, attiva in quel momento, non ha fatto monitorare l’imbarcazione da un proprio elicottero?

La versione di Frontex non è collimante con quella della Guardia costiera, visto che l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera spiega infatti di aver “avvistato un’imbarcazione pesantemente sovraffollata” che “si dirigeva verso le coste italiane”. E “come sempre in questi casi, abbiamo immediatamente informato tutte le autorità italiane”. L’aereo non ha mollato l’imbarcazione continuando a “monitorare la zona fino a quando non è dovuto rientrare alla base per mancanza di carburante”. La barca, aggiunge Frontex, “trasportava circa 200 persone” specificando che “stava navigando da sola e non c’erano segni di pericolo”.

È in questo contesto che partono le due unità della Guardia di finanza per “intercettare” la barca.

Perché la Guardia di finanza, attiva in quel momento, non ha fatto monitorare l’imbarcazione da un proprio elicottero? La Guardia costiera ha spiegato che solo attorno alle 4.30 “sono giunte alcune segnalazioni telefoniche da terra relative ad un’imbarcazione in pericolo a pochi metri dalla costa”. E a quel punto, aggiunge, i carabinieri, precedentemente allertati dai finanzieri, “giunti in zona hanno riportato alla Guardia costiera l’avvenuto naufragio”. Questa – sottolinea la Guardia costiera – è “la prima informazione di emergenza” riguardante la barca che era stata avvistata da Frontex. Nessuna segnalazione telefonica, sostiene il corpo militare, è “mai pervenuta ad alcuna articolazione della Guardia Costiera dai migranti, presenti a bordo della citata imbarcazione, o da altri soggetti come avviene in simili situazioni”. E Frontex sottolinea che “l’operazione di salvataggio è stata dichiarata nelle prime ore di domenica, dopo che il naufragio è stato localizzato al largo di Crotone”.

 

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