"Da Pierina a Thomas: la lama come arma prediletta. Si accoltella per piacere"

Nei recenti omicidi l'arma del delitto prediletta non è la pistola, bensì il coltello. Il motivo? Parla con Affari il criminologo Gianni Spoletti. Intervista

di Eleonora Perego
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Cronache

Da Pierina a Thomas, si accoltella per provare piacere. Il criminologo Spoletti ad Affari: "Uccidere costa molto meno, mentre cresce la rabbia tra i giovanissimi"

Thomas Luciani, 25 coltellate. Pierina Paganelli, 29 coltellate. Giulia Tramontano, 37 coltellate. Giulia Cecchettin, 75 coltellate. Per quanto non sia il numero di fendenti a rendere più o meno atroce un omicidio, la ripetizione dei colpi inferti sul corpo della vittima fa crescere lo sgomento in chi assiste anche virtualmente a un assassinio. Non tanto per la spettacolarità del gesto, che anzi risulta molto più “banale” rispetto all’esplosione di un colpo di pistola, quanto per la carnalità dello stesso.

I più recenti delitti, infatti, trovano un comune denominatore nell’arma utilizzata dai killer per compierli: il coltello. Di diversa lama, di diversa dimensione, ma allo stesso modo accessibile ed economico, il coltello è diventato sempre più protagonista negli ultimi anni, dalle risse tra giovanissimi fino ai femminicidi più crudeli, come ha spiegato il direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino nella puntata di martedì 25 giugno di “Ore 14”, su Rai 2. “Perché sono scomparse le pistole e sono subentrati i coltelli? Forse l'assassino attraverso i coltelli esprime una sua maggiore efferatezza? Una vendetta più forte?". Per cercare di fare luce sulle ragioni intrinseche che portano alla scelta di questo strumento Affaritaliani.it ha interpellato Gianni Spoletti, criminologo forense e criminal profiler.

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Perché, da un punto di vista oggettivo, il coltello è diventata un’arma più appetibile rispetto alla pistola?

Perché si tratta di un’arma bianca facilmente reperibile e occultabile nell’immediatezza, anche semplicemente attraverso la pulitura. Inoltre è uno strumento che permette di arrivare con più ferocia a contatto con la vittima. Diversamente la pistola, oltre ad avere un costo elevato, bisogna procurarsela in modo più o meno lecito, non sempre è possibile recuperare i bossoli, c’è il rischio di essere sottoposti al test dello stub, ci si libera della stessa in modo non semplice… e, non da ultimo, “spersonalizza” un po’ l’azione omicidiaria.  

Lei mi parla quasi di una scelta oculata dell’arma-coltello. Dal punto di vista soggettivo che implicazioni ci sono dietro la scelta?

L’assassino che sceglie quest’arma si vuole anche gratificare nell’omicidio, vuole avere un contatto diretto con la vittima, vuole infierire sulla vittima, e mentre lo fa prova piacere, godimento. Quando si spara a una persona bastano uno o due colpi anche a molta distanza, gli assassini di ora usano i coltelli perché provano piacere nel farlo e vogliono esprimere maggiore rabbia, frustrazione, angoscia repressa in uno stato di fuori controllo che si perpetra nel tempo. Basti pensare all’omicidio di Giulia Cecchettin: secondo Lei per ucciderla erano necessarie 75 coltellate? Chiaramente non occorreva infierire così a lungo. Quindi perché? Perché Turetta, in questo caso, così facendo ha trovato godimento e gratificazione, un piacere maligno nell’uccidere con le proprie mani.

Nei più recenti delitti si parla, perlopiù, di coltelli di grossa dimensione…

Perché è diventato sempre più facile trovare lame “importanti” in giro. Anche al supermercato vendono coltelli sempre più somiglianti ad “armi”, affilatissimi. Per uccidere una persona ci vuole veramente poco al giorno d’oggi, anche in termini economici. Con 10 euro si comprano due, tre grandi coltelli, chiunque lo può fare e senza alcun tipo di controllo.

Non sarebbe opportuno introdurre delle limitazioni?

Possiamo anche limitare l’acquisto secondo il tipo di lama, ma non servirebbe assolutamente a nulla. Si dovrebbe al limite vietare completamente l’uso al di fuori della propria abitazione di coltelli di qualunque tipo. Ma anche in questo caso, come si dice, fatta la legge trovato l’inganno. Così come l’inasprimento del codice rosso non ha portato a fermare i femminicidi, allo stesso modo andremo fuori controllo con l’uso dei coltelli per uccidere.

E questo anche perché se decresce il costo delle armi cresce la rabbia repressa e la cattiveria dei giovanissimi, che si trovano ad emulare queste condotte e l’utilizzo dei coltelli per commettere delitti. Basti pensare che oggi moltissimi adolescenti portano in giro coltelli nelle proprie borse, nei propri zaini, come fossero cellulari, oggetti di uso comune che in realtà sono pericolosissimi.