Dossieraggio, autocritica Mieli: "Cantone mi ha messo con le spalle al muro"

Dopo una iniziale diffidenza, l'ex direttore del Corriere della Sera fa dietrofront sul caso degli accessi abusivi nei database dell'Antimafia

di Redazione
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Cronache

Dossieraggio, Mieli fa autocritica

Le due audizioni di ieri dei due pm, Raffaele Cantone e Giovanni Melillo, in commissione Antimafia hanno convinto Paolo Mieli, storico ed ex direttore del Corriere della Sera, a rivedere la propria posizione sul caso degli accessi abusivi nei database della Direzione nazionale Antimafia.

Dopo un'iniziale sottovalutazione, Mieli, che aveva definito il caso come una bolla di sapone (guarda qui il video), paragonandolo all'inchiesta sulla Loggia Ungheria, finita nel nulla (l'unica cosa che ha prodotto è la condanna confermata ieri in Apello dell'ex membro del Consiglio superirore della magistratura, Piercamillo Davigo), stamattina, su Radio 24, ha fatto autocritica ammettendo che non si tratta di una piccola vicenda destinata a evaporare.

“Devo dare atto a Cantone che - spiega Mieli - al contrario di quello che io avevo sospettato, ovvero che avrebbe portato la storia della loggia Ungheria in mare aperto, ieri si è presentato alla camera con una relazione impressionante. Ha messo con le spalle al muro chi era dubbioso sull’entità di questa faccenda. Mancano i mandanti e mancano gli esecutori, ma ha detto una cosa che mi ha impressionato: chissà quanti altri sono coinvolti, oltre il finanziere Striano. Do atto a Cantone che ha fatto una bella relazione”.

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Ha sortito il suo effetto, quindi, la replica indiretta a Mieli del procuratore di Perugia ieri in commissione Antimafia: “Non mi occupo di bolle di sapone, non me ne occupavo neanche da bambino, chi ne parla ne risponderà nelle sedi opportune. Ho grande rispetto per la libertà di manifestazione del pensiero e per l'età di chi lo manifesta ma chi non conosce gli atti non può esprimere giudizi, c'è un limite a tutto".