Dossieraggio, gli accessi su Berlusconi per fermare la sua corsa al Quirinale

Spuntano i file scaricati nel 2022. Licia Ronzulli: "Killeraggio politico su commissione"

Di Redazione Cronache
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Silvio Berlusconi al Gruppo Green Power di Mirano nel 2013
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Dossieraggio, scontro nella Procura di Perugia

Lo scandalo relativo all'inchiesta sui presunti dossieraggi ai danni di politici e vip continua a fare rumore. E mentre anche all'interno dei vertici della magistratura è scontro sull'opportunità o meno di creare una commissione parlamentare ad hoc che si occupi di questo caso, spuntano nuove rivelazioni sugli accessi segreti. Sui presunti dossier fabbricati dal finanziere in servizio al gruppo Sos della Dna, Pasquale Striano, e dal pm responsabile Antonio Laudati, ieri - riporta Il Corriere della Sera - è stata la giornata della difesa di Silvio Berlusconi da parte di suoi fedelissimi in relazione alla rivelazione, su Il Tempo, di accessi al sistema informatico compiuti sul suo nome, e conseguenti articoli su Il Domani, mentre, nel 2022, se ne valutava una possibile corsa al Quirinale. La vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli, parla di "killeraggio politico su commissione", mentre il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri, vede in questo "la conferma della persecuzione giudiziaria e mediatica del presidente". Spuntano anche - riporta Il Fatto Quotidiano - gli accessi sui broker dello scandalo in Vaticano relativo alla compravendita del palazzo di Londra. Ora la Santa Sede vuole vederci chiaro.

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Intanto, il procuratore generale di Perugia Sergio Sottani, attiva "le proprie funzioni di sorveglianza" in seguito alle audizioni di Raffaele Cantone e di Giovanni Melillo. "La sorveglianza - spiega Sottani e lo riporta Il Corriere - viene svolta sempre nella duplice direzione di evitare attacchi strumentali alla funzione giudiziaria ed ai magistrati requirenti che la incarnano e, contestualmente, di segnalare agli organi deputati al controllo quelle che potrebbero apparire eventuali anomalie comportamentali nell’esercizio della funzione giurisdizionale". Se le parole hanno un senso, un procuratore generale che proclama di essere pronto a controllare l’operato di un procuratore - sottolinea il Corriere - lascia inevitabilmente intendere che le mosse di quel procuratore potrebbero non essere state corrette, altrimenti non ci sarebbe motivo di rassicurare la pubblica opinione che c’è un pg a vigilare.