Droga e telefonini nel carcere. Uilpa: “Da Nordio nessuna soluzione"
Affaritaliani.it ha interpellato Gennarino De Fazio, segretario generale, per fare il punto sulla situazione sempre più compromessa
Droga e telefoni in carcere a Salerno, De Fazio (Uilpa) ad Affari: "Nordio? Scopre l'acqua calda sui problemi dei penitenziari"
Suicidi, violenze e traffici. È lo stato dell’arte, preoccupante, delle carceri italiane. L’ultimo episodio solo oggi, quando la Polizia di Stato e la Polizia Penitenziaria hanno eseguito ben 53 misure cautelari nei confronti di altrettante persone, indagate a diverso titolo per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e all’introduzione nel carcere di Salerno di telefoni cellulari. Telefoni che venivano portati dentro durante i colloqui o tramite un lancio dall’esterno verso il campo sportivo interno al penitenziario, nascosti nei pacchi postali ma addirittura attraverso un drone. Secondo gli investigatori era stata creata una struttura criminale ben organizzata, con delle spedizioni punitive nei confronti di soggetti ivi detenuti che, per esempio, si rifiutavano di consentire l’utilizzo dei pacchi che gli stavano per arrivare come mezzo per l’introduzione di sostanze stupefacenti.
Affaritaliani.it ha interpellato Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, per fare il punto sulla situazione carceraria sempre più compromessa.
Cosa ci dice questo ennesimo episodio accaduto a Salerno?
Che le carceri sono diventate sempre più piazze di spaccio e malaffare, per traffici di ogni genere. E dove ad essere incarcerata è sempre più spesso la legalità, oltre che i detenuti. Lo stesso attuale Procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, dichiarò che nelle carceri circolano così tanti telefonini che neppure si sequestrano più.
Traffici, violenze contro il personale della polizia penitenziaria, ma anche suicidi
I due fenomeni sono collegati. La non-gestione della detenzione è un fattore determinante.: non solo perché il detenuto subisce gli effetti negativi della disorganizzazione complessiva, ma anche perché all’interno di questa libertà dei detenuti di gestire traffici e malaffare ci sono alcuni di loro che possono essere sopraffatti/ricattati … e che a un certo punto non ce la fanno più. Parliamo di oltre 20 suicidi tra i detenuti dall’inizio del 2023, e già un suicidio tra gli appartenenti della Polizia Penitenziaria.
Ma chi è la vittima, e chi è il “carnefice” della falle di questo sistema-carcere?
La responsabilità è sicuramente dell’amministrazione penitenziaria, del ministero della Giustizia, del Governo e in generale della politica che mantiene lo status quo. La polizia penitenziaria è in grave sottorganico: 18mila unità, il 50% in meno. Le sembra normale? E non ci sono solo i problemi di organico, ma anche quelli legati all’organizzazione e alle strutture, sempre più fatiscenti.
Oggi i detenuti sono aperti per tutta la giornata, con una vigilanza molto approssimativa; le condizioni degli edifici non sono congeniali per un certo modello di gestione custodiale. Per non parlare del fatto che mancano le apparecchiature tecnologiche che consentano la videosorveglianza costante. Il ladro fa il ladro, ma è il poliziotto che non fa il poliziotto, perché non è nelle condizioni di poterlo fare.
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In tutto ciò dov’è il ministro della Giustizia, Carlo Nordio?
Proprio il Guardasigilli, rispondendo oggi a un’interrogazione in Senato, ha riferito rivendicandolo come ‘punto d’onore’, che presto attraverso accorgimenti informatici l’Ufficio del Garante nazionale dei detenuti verrà reso edotto in tempo reale dei fatti di particolare rilevanza che si verificheranno all’interno delle carceri.
Ma di cosa stiamo parlando? Ogni giorno chiediamo tavoli di confronto che non solo ci vengono negati, ma che sarebbero anche inutili. Un confronto serve se finalizzato alla ricerca di un obiettivo e di un risultato. E Carlo Nordio invece cosa fa? Anche dopo la rivolta di Avellino, ha detto quali sono i problemi della Polizia penitenziaria. Avevamo bisogno di Carlo Nordio per sapere che cosa c’è che non va? Certamente no, il ministro ha scoperto l’acqua calda.