Faida tra acque minerali, Eva trascina in tribunale Sant'Anna: diffamazione

Nel mirino finisce un articolo pubblicato sul web. Le illazioni sul concorrente fanno saltare contratti milionari e scatta la denuncia e il rinvio a giudizio

Cronache

Faida tra acque minerali, saltati contratti milionari: è scontro

Nel cuneese è scoppiata la faida tra le acque minerali. Sant'Anna è stata chiamata in giudizio da Eva e le accuse sono pesanti: diffamazione e turbativa del commercio. Tre anni di indagini - si legge su La Stampa - prima del rinvio a giudizio, la Procura di Cuneo ritiene i vertici di Sant'Anna responsabili della pubblicazione di un articolo diffamatorio dal titolo: "Acqua Eva è un brand di proprietà di Lidl?". E nel sottotitolo: "È la domanda che si stanno ponendo i buyer della Gdo da alcune settimane, ed in questo articolo cercheremo di fare chiarezza". Ma invece di chiarire l’articolo confonde, mescolando informazioni vere e di pubblico dominio su azionariato e Consiglio di amministrazione della società di Paesana, e notizie «false e infondate» sulla loro riconducibilità ai centri di potere Lidl. Dalle sorgenti in crisi agli scaffali dei supermercati, la guerra dell’acqua finirà anche in tribunale.

Come Davide e Golia, a combattersi in una battaglia tutta cuneese sono Acqua Eva di Paesana (226 milioni di bottiglie, 43 milioni di fatturato) e Acqua Sant’Anna di Vinadio, leader europeo con oltre 1,5 miliardi di «pezzi» e un volume d’affari quasi 8 volte superiore (320 milioni). Numeri - prosegue La Stampa - che non conteranno il 22 settembre, giorno di apertura del dibattimento nel processo penale. Le accuse sono pesanti: diffamazione, turbativa dell’industria o del commercio. Dopo la pubblicazione nel 2018 tanti contratti stracciati, tra cui quello con Diesel. Accordi milionari stracciati, salta anche una trattativa - ai dettagli - con la galassia di Renzo Rosso, il celebre mister Diesel e titolare della «Red Circle Investmens», intenzionato a investire nel beverage con Favp, per lanciarla nel mondo. Il motivo in una mail: "La vostra linea di condotta non appare sufficientemente trasparente". Ma il danno ormai era fatto. Si stimano 10 milioni di perdite. Così i due marchi si sfideranno in tribunale.

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